Se esistesse un santuario dell’occulto, non potrebbero mancarvi le eterne figure dei licantropi. Per la medicina la licantropia è una vera e propria patologia isterica, ma per le leggende che si sono tramandate fino ai giorni nostri, la figura del lupo mannaro è associata a streghe e a forze diaboliche. La licantropia è considerata infatti una sorta di possessione che resta quiescente fino alle notti di luna piena. Al contrario del vampiro, il licantropo, non si contagia attraverso il morso ma tramite rituali magici.
I licantropi nella letteratura
Inutile dire che la letteratura che si occupa dei lupi mannari, così come quella sui vampiri e fantasmi, è a dir poco sterminata. Basti pensare che partiamo già dalla letteratura latina. Infatti, se vogliamo parlare del primo licantropo della letteratura, eccolo: è Licaone, tiranno dell’Arcadia. La storia del personaggio mitologico ci viene narrata da Ovidio ne Le Metamorfosi. A causa della sua crudeltà, Licaone fu punito da Zeus e trasformato in lupo; proprio dal suo nome deriva il termine “licantropo” (lýkos, lupo e ánthropos, uomo).
“Le vesti si trasformano in pelo, le braccia in zampe:
ed è lupo, ma della forma antica serba tracce.
La canizie è la stessa, uguale la furia del volto,
uguale il lampo degli occhi e l’espressione feroce.”
Ancora, Petronio nel Satyricon racconta che durante la cena a casa di Trimalcione, i protagonisti Gitone, Ascilto ed Encolpio ascoltano tra tante storie, una serie di macabri racconti, tra cui quello che parla di Nicerote e del suo incredibile incontro in un cimitero con un lupo mannaro.
La licantropia nel Medioevo
Arriviamo al Medioevo con il Canto della schiera di Igor, conosciuto anche come Il poema della campagna di Igor, un unicum nella letteratura russa e ucraina scritto in antico slavo nel XII secolo. Il poema narra il fallimento della campagna militare dello knjaz Igor’ Svjatoslavič, principe di Severia, contro i Cumani. Qui, tra una forma altissima di poesia evocativa e intrecci politici, troviamo la figura del principe di Polock, sanguinario stregone in grado di trasformarsi in lupo durante la notte.
Sempre del XII secolo è Bisclavret, lai (un componimento poetico-musicale che canta storie del ciclo bretone) di Maria di Francia che racconta di un cavaliere di re Artù che ogni mese scompare senza comunicare a nessuno dove si trovi. Alle serrate domande della moglie, il cavaliere rivela di essere un lupo mannaro; ella, dal canto suo, non prende bene questa notizia e con la complicità di un altro cavaliere ruba a suo marito i vestiti che gli servono per tornare umano dopo la luna piena, costringendolo quindi a mantenere la forma lupesca. Il lupo Bisclavret dimostra però di essere buono e conquista la fiducia di re Artù riuscendo infine a tornare umano.
La letteratura incentrata sui licantropi subisce un forte arresto a causa del clima oscurantista durante la caccia alle streghe. Diciamo che in quel periodo, siamo tra il XVI e il XVII secolo, le storie sui licantropi vengono sostituite da narrazioni in cui la figura dell’uomo lupo è trasformata in quella del lupo cattivo, come nella favola di Perrault: Cappuccetto Rosso.
La licantropia è considerata credenza pagana o possessione diabolica, come cristallizzato nel celeberrimo Malleus Maleficarum, un libro di fede utilizzato in tutta Europa nella lotta contro il demonio. Il trattato, nato per estirpare tutte le credenze pagane, diffida dall’esistenza dei licantropi spiegando che non sono null’altro che lupi che per un motivo o per l’altro diventano cattivi. Ovviamente una delle motivazioni care all’Inquisizione è la stregoneria: il licantropo è quindi un lupo posseduto dal demonio.
Gli uomini lupo di Dumas e Pirandello
Dobbiamo, allora, fare un salto fino all’Ottocento per sentire di nuovo parlare di lupi mannari: Wagner the Wehr-wolf di G. W. Reynolds ci racconta, in un lunghissimo romanzo pubblicato a puntate, la storia del protagonista che stringe un patto col diavolo in cambio della eterna giovinezza. Il prezzo da pagare è diventare un lupo mannaro ogni notte di luna piena.
Sidonia von Borcke di Meinhold arriva qualche anno dopo. Tradotto poi dal tedesco all’inglese da Lady Jane Francesca Eglee, madre di Oscar Wilde, il romanzo ebbe un successo strepitoso durante l’epoca vittoriana. L’opera racconta di Sidonia, femme fatale e di fatto la prima licantropa della letteratura.
In Francia, nel 1857, Alexander Dumas scrive Le meneur de loups che parla di uno stregone che ha il potere di controllare la volontà dei lupi indicando loro chi uccidere. E nel 1883 abbiamo un altro lupo: Le loup di Guy Maupassant, pubblicato nella raccolta Clair de Lune, che racconta di un enorme lupo con gli occhi da demonio che divorava bambini nell’inverno del 1764.
Arriviamo al Novecento e precisamente al 1913 con Luigi Pirandello e la novella Male di luna, prima pubblicata sul “Corriere della Sera” e poi inserita tra le Novelle per un anno, nel volume Dal naso al cielo. In questa storia, lo scrittore siciliano gioca sulla superstizione senza avere la pretesa di creare una storia horror: Sidora è costretta dalla madre a sposare un uomo che non ama, per giunta soffre di licantropia poiché lasciato sotto i raggi lunari.
Nell’anno 1919 Gerald Biss consacra la sua opera, The Door of the Unreal, come colonna portante della narrativa del genere diventando un classico – come Dracula di Bram Stoker – lodato addirittura da H. P. Lovecraft nel suo saggio Supernatural Horror In Literature per la padronanza che dimostra sul tema. Basti pensare che il licantropo del romanzo è il dottor Wolff!
Da segnalare anche Il figlio della notte di Jack Williamson del 1948 dove a farla da padrone è un’antica stirpe di stregoni mannari. Degli anni novanta è The Vampire Diaries dove si introduce, forse per la prima volta – evviva – la possibilità di diventare lupo mannaro attraverso il morso di un licantropo e dove il gene della licantropia viene ereditato dai genitori.
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E chiudiamo con il maestro del genere horror, Stephen King e il suo Unico indizio la luna piena del 1983, una fitta trama dove vengono evidenziati i topoi aggiornati del lupo mannaro: la trasformazione durante le notti di luna piena, una rabbia ancestrale che si impossessa del licantropo e la morte tramite pallottole d’argento.
“Liberi voi di pensare quello che volete, ma se vi racconto una frottola, mi stramaledicano i vostri numi tutelari!” (Petronio)
Emanuela Stella
Foto di Licaone delle Metamorfosi di Wikipedia di pubblico dominio condivisa via