Cosa succede se in piena pandemia un gruppo di amici si incontra su una pagina social e comincia a condividere pensieri, emozioni, riflessioni, misti alle paure e alle speranze di ogni giorno, prendendo spunto dai versi postati ogni sera da una di loro?
C’è qualcosa che vi ricorda vagamente il Decamerone, lo so. Ma questa esperienza singolare è stata invece raccolta nel libro di poesie Al tramonto del giorno di Marinella Vitale (Calabria Letteraria Editore). Più che di un’esperienza si tratta di un vero e proprio esperimento, che ha unito persone a volte sconosciute, provenienti da varie latitudini, in un anelito di rinascita testimoniato da commenti e riflessioni che spesso l’autrice ha voluto riportare a piè di pagina, quasi un corollario ai suoi versi. Versi che, pur ricordando per certi aspetti dello stile quelli di Franco Costabile, all’amarezza sostituiscono la luce, e forse un filo rosso di nostalgia.
Perché la Vitale propone una catarsi che si nutre di memoria e di bellezza, e un’elaborazione del vissuto pandemico, apparentemente vuoto, doloroso e privo di spunti, che cerca la radice dei mali nei problemi del mondo: dalla questione ambientale a quella dell’immigrazione, fino all’annoso tema del lavoro. Ma il tutto è trasposto sulla pagina in un tono magico e pastoso, da una voce che cura e accarezza, proprio come le ombre del tramonto, e che sembra precisamente fatta per parlare agli amici.
La raccolta di poesie – che presenta ben tre prefazioni, scritte rispettivamente da Vito Teti, Rino Caputo e Italo Leone – è un prodotto letterario di qualità, fatto per chi crede ancora nel potere terapeutico della poesia, sia su chi la compone che su chi la riceve; ma è anche un’ottima occasione per chi, non avendo mai provato prima, vuole coinvolgersi per la prima volta e sperimentare che funziona.
Giulia De Sensi