Roma città eterna. Roma con i suoi vicoli, le piazze, la storia, i turisti e i negozi di lusso. La città che ti accoglie e ti coccola, ma capace di fagocitare i suoi figli più deboli e reietti. Allora Roma matrigna, coma la natura di leopardiana memoria.
La capitale – quella a partire dal 1970, quella dei capelloni che indossano pantaloni a zampa d’elefante, del Piper e delle canzoni di Califano – è una dei protagonisti del libro Il figlio peggiore, inchiesta noir e romanzata di Peter D’Angelo e Fabio Valle, uscito per Fandango.
Peter D’Angelo, giornalista d’inchiesta che ha lavorato per Report, Presa Diretta, Petrolio, oltre che per varie testate, tra cui Corriere della Sera, la Repubblica, L’Espresso e Fabio Valle, scrittore e documentarista che ha lavorato per Il Salvagente, scritto inchieste per Chiarelettere e documentari per RaiDoc3, hanno costruito il romanzo prendendo spunto dai documenti del ROS e dalla testimonianza di un ex agente del SID relativi all’inchiesta sull’operazione Blue Moon.
L’eroina invade le strade di Roma: l’operazione Blue Moon
A Roma, nel 1970, ci sono circa cinquecentosessanta tossicomani al di sotto dei 25 anni. Nessun eroinomane. L’eroina a Roma è sconosciuta. Novembre 1975, gli eroinomani in Italia sono stimati in ventimila. La domanda che i due autori, e i lettori, si pongono è: che cosa è successo l’inverno tra il ’74 e il ’75 a Roma?
L’Italia è traumatizzata dai primi morti di eroina. La nuova droga, con le sue pasticche rosa e in forma liquida, ha invaso le vie romane, si è insinuata tra i giovani, sotto la pelle, nelle loro vene. La marijuana, la morfina, i farmaci passati sottobanco non bastano più. I giovani si aggirano esaltati e disperati per una Roma che li rifiuta, derelitti di una società che li considera solo dei tossici e, dunque, privi di speranza. Impossibili da salvare.
Roma ha i suoi equilibri, chi ci vive lo sa: quando i liquami neri invadono le strade, la fanno esistere controvoglia, come vedove a cui restano solo i figli peggiori.
Ma l’eroina non è arrivata misteriosamente, a caso, tutto d’un tratto. Carlo Nisticò, cronista trentenne “punta di diamante di Giornale Sera”, un giornalista che sa fare bene il suo mestiere ricostruisce la trama intricata che sta dietro l’ondata improvvisa di eroina che invade la città, svelando il piano che lentamente sta avvelenando le strade di Roma.
Il giornalista – la cui figura è stata ispirata dalla vera storia del giornalista Carlo Rivolta – nelle sue ricerche sarà affiancato da Selce, un amico d’infanzia che bazzica nella malavita, un medico coraggioso, un commissario di polizia assetato di giustizia e da Silvia, fotografa di Stampa Alternativa.
E poi c’è Luca, sarà lui a fornire la chiave di volta di tutta l’inchiesta che porta a un nome ben preciso: operazione Blue Moon, nome in codice della capillare opera di somministrazione di stupefacenti in ambienti legati ai movimenti di opposizione, parte di un più ampio piano di guerra “non convenzionale”.
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Il figlio peggiore, lotta di ideali
Nel romanzo scritto a quattro mani, D’Angelo e Valle danno voce a più personaggi, i loro punti di vista si intrecciano fino a restituirci il quadro visto nella sua interezza. Tramite loro comprendiamo quanto le debolezze umane possano salvare ma anche uccidere; l’odio viscerale, la vendetta, la tossicodipendenza, la diffidenza, la ricerca delle verità scomode e ideali per cui combattere che si lasciano dietro una scia di morti ammazzati. Vittime che smettono di essere persone per andare a ingrossare il numero dei caduti in nome di interessi più grandi di loro e di cui loro stessi sono all’oscuro. Sono i sacrificabili.
I protagonisti – quasi degli anti-eroi – sono in continua lotta con sé, pensano di sapere da quale parte vale la pena stare. A ogni costo e a costo di tutto. Ma giusto e sbagliato sono divisi da un filo molto sottile e un passo può cambiare la prospettiva, fino a mettere in dubbio persino i propri principi, fino a chiedersi se si sia davvero dalla parte giusta della storia o se, nel combattere gli altri, non si sia diventati come o peggio di loro.
Ne Il figlio peggiore ci sono tutti gli ingredienti di una inchiesta noir: la lettura spedita, coinvolgente, cruda poiché terribilmente vera, ché quello che ci viene raccontato e che tanto voracemente leggiamo è ciò che è accaduto. E ancora politica, servizi segreti, forze dell’ordine colluse, spaccio, manipolazione delle masse, proteste giovanili e violenza estrema.
Un libro denso, sorprendente, persino commovente. Peter D’Angelo e Fabio Valle hanno dato vita a uno testo magistralmente scritto.
Ma una ulteriore domanda sorge spontanea: i morti per l’eroina avranno la loro giustizia?