Tutti nella mia famiglia hanno ucciso qualcuno di Benjamin Stevenson, edito Feltrinelli, è stato tra i libri più letti dell’ultima parte del 2022. Un caro, vecchio giallo dal sapore made in Agatha Christie e Arthur Conan Doyle, intriso di originalità, attualità e una serpeggiante ironia – stile Cena con delitto – che trascina e accompagna il lettore fino all’ultima pagina.
In esergo è riportato il giuramento di lealtà al lettore del Detection Club, prestigiosa associazione letteraria fondata a Londra intorno al 1930. L’ intento del club era di dare al lettore la possibilità di svelare il mistero e trovare il colpevole. Tra i membri figuravano personalità celeberrime come Agatha Christie, G.K. Chesterton e Ronald Knox. Di quest’ultimo, Benjamin Stevenson riporta anche il Decalogo del giallo perfetto, in cui ci si impegna ad attenersi scrupolosamente alle regole (rimuovendo la numero 5 perché politicamente non corretta – effettivamente prevedeva che nessun personaggio della storia dovesse essere cinese…), ai “Comandamenti”, per essere sempre un narratore trasparente e affidabile; marcando, così, una linea netta con i gialli moderni, che tendono a concentrarsi per lo più su espedienti narrativi anziché gettare subito le carte in tavola.
Vietato giocare sporco con il lettore
E la storia di cui ci parla il nostro narratore è raccontata senza inganni, sintetizzando la regola d’oro dei gialli classici: giocare pulito. Tant’è che all’inizio del libro, troviamo indicati addirittura, come prova della sua buona fede (e della sua tendenza allo spoiler), i punti del romanzo in cui ha luogo una morte, specificando anche l’assenza di scene erotiche. Queste sono le premesse.
Non bisogna azzardarsi a riunire sotto lo stesso tetto la famiglia Cunningham perché tutti hanno un segreto da celare, perché ognuno di loro ha ucciso qualcuno. I più ambiziosi hanno ucciso anche più di una volta.
“Il solitario fascio penetrato dalle tende del salotto fu il segnale che mio fratello aveva appena imboccato il vialetto. Quando uscii per andargli incontro, la prima cosa che notai fu che il faro sinistro della sua auto era sfondato. La seconda fu il sangue.”
Se il lettore di gialli si trasforma in detective
Il protagonista e narratore, nonché l’investigatore di Tutti nella mia famiglia hanno ucciso qualcuno è Ernie Cunningham, scrittore e avido lettore di gialli. Al nostro, le riunioni di famiglia non sono mai andate a genio, soprattutto da quando ha visto il fratello, Michael, uccidere un uomo decidendo poi di denunciarlo e farlo sbattere in galera per tre anni. La famiglia non ha mai perdonato a Ernie questo tradimento, soprattutto la madre, Audrey, che dal giorno del processo gli ha tolto anche il saluto. Eppure, non può rifiutarsi di partecipare alla riunione che la precisa e autoritaria zia Katherine, ha organizzato nel fine settimana in montagna: il giorno seguente al loro arrivo, Michael, uscirà di prigione e raggiungerà la famiglia.
Con l’arrivo di Michael a bordo di un grosso furgone, cominciano a verificarsi una serie di omicidi che richiamano il modus operandi di un serial killer di qualche anno addietro: Lingua nera. I cadaveri hanno le vie respiratorie ostruite dalla cenere, come se fossero morti in un incendio, ma nessuna ustione sul corpo.
Un albergo isolato e un assassino in famiglia
L’albergo dove alloggia la famiglia Cunningham, a causa di una tormenta di neve, resta isolato e difficile da raggiungere, lasciando l’impacciato poliziotto, Crawford, arrivato dopo il ritrovamento del primo cadavere, da solo con la famiglia e con la proprietaria della struttura.
La trama è fitta e avvincente, raccontata – a volte anche anticipando qualche indizio – direttamente da Ernie che per cercare di fermare l’assassino prima che tutta la famiglia venga uccisa si calerà nelle vesti di detective andando alla ricerca di indizi e prove su tutti i presenti, dalla ex moglie al patrigno, passando per la madre e il fratello.
“Ammesso di uscirne vivi e di poter vendere la nostra storia a qualcuno, ai produttori di Hollywood girerebbero parecchio le palle se non usassimo la biblioteca, non credi?”
Per Benjamin Stevenson nessuno è come appare
E come nei migliori gialli, l’epilogo sarà in una biblioteca, dove il nostro novello Poirot, ricostruirà i fatti e le storie di ognuno dei membri della sua famiglia, scoperchiando il vaso di Pandora di ognuno di loro per riuscire a smascherare l’assassino.
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La curiosità del lettore sarà ampiamente appagata, pagina dopo pagina, fino ad arrivare al dipanamento del mistero.
“Il brivido della scoperta si era smorzato, e adesso dovevo trovare il modo più stringente possibile di presentare il mio castello accusatorio. Difficile decidere da dove cominciare. C’erano parecchi colpevoli nella stanza, ma un unico assassino.”
Ricordiamoci, però, che, come in ogni giallo che si rispetti (mai dimenticare di dare un’occhiata al Decalogo), in questa sfida ludica tra scrittore e lettore, non tutti sono ciò che sembrano.
Emanuela Stella