La Via Appia è Patrimonio dell’Umanità UNESCO

La Via Appia è entrata nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO. Si tratta del sessantesimo sito iscritto per l’Italia, il Paese col maggior numero di riconoscimenti.

L’Italia festeggia il sessantesimo sito iscritto nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO con l’ingresso della Via Appia, la antica via romana inserita nel prestigioso elenco nel corso della 46^ sessione del Comitato del Patrimonio Mondiale in corso di svolgimento a New Delhi.

La Via Appia, il nuovo Patrimonio UNESCO dell’Italia

Tracciata nel 312 a.C. dal censore Appio Claudio Cieco per collegare Roma a Capua – poi allungata fino a Brindisi – la Regina viarum (la regina delle strade) diventò fin da subito una strada di comunicazione di primaria importanza per i commerci e trasmissioni culturali. Concepita dal principio come via publica, quindi percorribile gratuitamente da tutti, la strada fu ampliata nei secoli seguenti e pertanto l’UNESCO riconosce come patrimonio pure la variante al tracciato originale, fatta costruire dall’imperatore Traiano nel 109 d.C.

Via Appia, un modello per la viabilità del tempo

Riporta il sito dell’UNESCO: “La via Appia costituisce la testimonianza eccezionale di una tradizione culturale o di una civiltà vivente o scomparsa in quanto modello per la viabilità dell’epoca, che contribuì alla diffusione della civiltà urbana e all’unificazione culturale di tutte le genti del mondo romano. La via fu la prima delle grandi strade che attraversavano l’impero, costruita con tecniche ingegneristiche innovative, e costituisce un esempio straordinario di una tipologia edilizia, di un insieme architettonico o tecnologico capace di illustrare una fase significativa nella storia umana, come stabilito dal criterio iv della Convenzione UNESCO per la Protezione del Patrimonio Mondiale e Culturale del 1972”.

L’Italia guida la lista del Patrimonio Mondiale UNESCO

L’ingresso della Via Appia nella Lista del Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO – la cui candidatura è stata promossa direttamente dal Ministero della Cultura –, permette all’Italia di salire a quota 60 e mantenere l’invidiabile primato di siti iscritti.

Dietro il Bel Paese la Cina, giunta a 59 elementi con l’inserimento, avvenuto nella stessa sessione in India, del Deserto di Badain Jaran con le sue torri di sabbia e laghi e dell’Asse centrale di Pechino: un insieme di costruzioni che rappresenta l’ordine ideale della capitale cinese.

Foto di Nicolò Musmeci di pubblico dominio condivisa via Wikipedia

Antonio Pagliuso