Museo archeologico di Capri, lo splendore dell’isola degli imperatori rivive alla Certosa di San Giacomo

Allestito nell’area del Quarto del Priore della trecentesca Certosa di San Giacomo, il nuovo Museo archeologico di Capri racconta la storia dell’isola campana nel momento del suo massimo splendore, vale a dire l’epoca degli imperatori Augusto e Tiberio.

Il Museo archeologico impreziosisce, assieme a Villa Jovis, il nuovo istituto autonomo annunciato dal Ministero della Cultura Musei e parchi archeologici di Capri.

Il luogo della cultura espone 120 oggetti e opere d’arte in un affascinante percorso di otto sale, tra pregiate sculture in marmo, affreschi, ricco vasellame da mensa in ceramica e argento, elementi architettonici. Cuore dell’esposizione sono i reperti rinvenuti sull’isola, finora conservati nei depositi della stessa Certosa e del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, adesso finalmente riuniti e fruibili da parte del pubblico.

Il percorso del Museo archeologico di Capri

Il percorso inizia con una prima sala dedicata alla natura selvaggia di Capri, evocata da un maestoso quadro di K.W. Diefenbach. La seconda sala racconta la battaglia di Azio, a seguito della quale Augusto nel 31 a.C. fondò un nuovo sistema politico.

La sala numero tre mostra lo sfarzo e la raffinatezza delle residenze imperiali, con oggetti di uso quotidiano e arredi provenienti dalle residenze di Capri. La sala quattro racconta un banchetto che, secondo le fonti, Augusto offrì nell’isola che amò per la bellezza del paesaggio, la dolcezza del clima e per l’atmosfera serena che favoriva la meditazione.

La sala cinque racconta la domus Augusta, mentre la sei il vivere in villa, in uno spazio aperto tra il mare e i giardini. La sala sette racconta l’isola di Tiberio, che ospitò filosofi, matematici e astrologi.

L’esposizione del nuovo Museo archeologico di Capri termina con la Grotta Azzurra, lo straordinario scrigno naturale trasformato in età tiberiana tramite la regolarizzazione delle sponde rocciose in un suggestivo ninfeo, dove a pelo dell’acqua emergeva il gruppo marmoreo di Nettuno e Tritoni, qui riproposto nella sua completezza anche con una statua di fanciulla vestita di peplo.

Foto pagina Facebook di Certosa di San Giacomo