Recensioni: “Al di là delle dune” di Domenico Benedetto D’Agostino

“Mi hanno chiesto… / dove ti sei persa da tanto tempo / hanno chiesto di te alle rose e al basilico.”

Dante diceva che bisogna adeguare il linguaggio all’argomento trattato. E Domenico Benedetto D’Agostino accompagnandoci Al di là delle dune, sua prima opera fresca di stampa per i tipi di A&B Editrice, riesce nella non facile impresa. Tra il reale e la percezione del sogno, con lentezza, mescolando diversi tempi di una letteratura fatta propria, si destreggia tra Requiem di Tabucchi, gli idilli de Il sabato del Villaggio e il lungo viaggio onirico di purificazione dantesco.

Ma Al di là delle dune è soprattutto un racconto dell’anima. Un percorso esistenziale e narrativo dove la scrittura è un veicolo per esplorare un mondo profondo e intimo, intessuto dall’evocazione della memoria e di quella letteratura che si fonde e si confonde nella leggerezza e nella sospensione del sogno, senza tempo e senza spazio. Un percorso esistenziale e narrativo che serve per raccontarsi e raccontare.

Un filosofo, un letterato, due donne, due vecchi e due bambini sono i protagonisti di questo viaggio. Si muovono in mezzo a paesaggi bucolici, disquisendo con pacatezza su dotti quesiti e filosofia.

“Sorridono un po’ tutti, come si fa quando si ascoltano parole semplici ma di molto aderenti al vero, ché forse il vero è un qualcosa di estremamente semplice e non vi può essere altra reazione ad esso se non il sorriso.”

Dove vanno tutte queste persone? Sono viandanti, in cammino verso una meta, in lunghi percorsi che attraversano scenari idilliaci, senza fretta, lentamente, cenando nei vecchi borghi abbandonati che si rivestono di vita. Di cibo e della sua antropologia si parla molto in questa storia, dove ritorna l’antico detto “che quando si mangia si combatte con la morte”.

I dialoghi dei viaggiatori sono carichi di nostalgia – saudade – stupore, meraviglia. Ed in questo loro errare, in questo perpetuo mutare dei paesaggi, come se fossero alternanze delle stagioni, come se fossero fasi della nostra effimera esistenza… ci accorgiamo che la ricerca è già essa stessa una scoperta.

“Finalmente arrivano al mare. Se solo si sforzasse nella ricerca, probabilmente sarebbe lieto di riportare le parole di Thomas Mann, quando dice, a proposito di quali siano gli uomini che preferiscono la monotonia del mare, che ‘sono quelli, mi sembra, che hanno scrutato troppo a lungo, troppo profondamente nel groviglio delle cose interiori per non chiedere almeno a quelle esteriori una cosa soprattutto: la semplicità’.”

L’ardito Viaggio è finito. E forse un altro sta per cominciare. Un orizzonte infuocato e acque dorate. E la speranza, no, non è solo un’illusione.

“Io credo proprio che ci rivedremo più tardi, al di là delle dune.”

Emanuela Stella