Recensioni: “Il cratere Dostoevskij” di Raffaele Montesano

Tredici racconti che descrivono l’universo di Raffaele Montesano, autore de Il cratere Dostoevskij (Lekton Edizioni).

La casa editrice Lekton Edizioni di Acireale ha dato alle stampe Il cratere Dostoevskij, la nuova raccolta di racconti di Raffaele Montesano.

Quelli racchiusi nell’opera sono tredici racconti reali e surreali, tragici e magici che provano a spiegare l’universo dell’autore, tra chimere irraggiungibili e sottosuoli nascosti.

Nel libro si incontrano racconti legati al tema storico come Il processo a Ivan Konstantin Sergeevič in cui, nell’Unione Sovietica di Stalin, un nemico del popolo si permette di elaborare opinioni contrarie al dittatore, alla Guida, al Padre della patria. Inammissibile.
Altri racconti, più vicini ai temi dell’attualità, sono Vetrina\Lavoro\Metamorfosi e Città\Luci\Passeggiata (titoli che hanno un che di futurista) che vedono protagonisti rispettivamente un giovane laureato in Scienze della comunicazione intrappolato in un contratto di lavoro che lo costringe a ragliare in una vetrina di un centro commerciale e un essere animale indagare su tutte le ipocrisie del genere umano.

Altro racconto da citare è chiaramente Il cratere Dostoevskij, quello che dà il titolo all’intera raccolta, in cui un cosmonauta identificato con la lettera M sperimenta la solitudine purissima, la solitudine intesa come un’autentica scienza che si può provare soltanto “in un posto che nessun altro può raggiungere”. Perciò M decide la sua fine, il suo avviamento all’eternità: sarà lui il primo uomo a toccare il suolo di Mercurio.

È un racconto paradigmatico: l’astronauta, erede di uomini lungimiranti, visionari, folli, va al di là delle onde, dall’atmosfera, dal mondo e da sé; decide di “seminare sequoie”, di compiere un’azione che vada “oltre i confini” della propria unica esistenza.

Il cratere Dostoevskij è un lavoro che mostra tutta la capacità narrativa di Raffaele Montesano, già autore dei romanzi Le guerre dei poveri e Certi capivano il jazz.

Antonio Pagliuso