recensione Cathy Bonidan

La lettrice della stanza 128 (Dea Planeta) di Cathy Bonidan è un romanzo epistolare leggero e divertente con un finale tutto da scoprire che ci farà capire che ogni cosa destinata a noi troverà, prima o dopo, la strada per raggiungerci.

 

La storia ha inizio in un albergo della costa bretone, dove Anne Lise – lettrice compulsiva – ritrova un manoscritto abbandonato. Dopo averlo letto d’un fiato ed esserne rimasta incantata, decide di restituire il romanzo al suo legittimo proprietario. Individuato l’unico indirizzo apparentemente legato a quel manoscritto, lo spedisce nella speranza di rintracciare l’uomo che è riuscito ad affascinarla con quelle parole.

Sylvestre – l’autore misterioso – non riesce a credere ai propri occhi: credeva di aver perso per sempre quelle pagine già da molti anni. Dopo aver ringraziato Anne Lise, le confessa però un particolare di quel romanzo che pone tutto sotto una nuova luce.
Questa rivelazione apre una serie infinita di possibili scenari e la nostra lettrice, ostinata e curiosa, non riesce a fare a meno di avviare una vera e propria indagine pur di risolvere il mistero.

In questa ricerca coinvolge una serie di bizzarri personaggi i quali non hanno nulla in comune se non una cosa: la vita di ognuno di loro è stata sconvolta dalla lettura di quel romanzo. Per anni, infatti, il manoscritto è passato di mano in mano fino ad arrivare in quell’albergo affacciato sul mare in cui lo ha ritrovato Anne Lise e in tutto questo tempo le parole di Sylvestre hanno provocato effetti dirompenti, nonostante l’autore ne fosse completamente all’oscuro.

Dopo mesi di ricerche e supposizioni, finalmente il mistero viene svelato. E mai Sylvestre e i suoi lettori avrebbero potuto immaginare un esito più stupefacente.

Ne La lettrice della stanza 128 (edito Dea Planeta), Cathy Bonidan riesce a dare voce ai diversi personaggi di questo romanzo con sapiente maestria. Il loro rapporto è prevalentemente epistolare tanto che, se non fosse per le date recenti riportate su ogni lettera, parrebbe di trovarsi in un tempo remoto.
La corrispondenza è fitta e inizialmente il lettore rischia di perdere il filo del discorso se non presta attenzione ai vari mittenti e destinatari. Ben presto, però, diventa semplice riconoscere gli autori delle varie lettere anche solo grazie al loro stile di scrittura e al loro contegno.

La trama è scorrevole e, soprattutto sul finale, diventa sempre più avvincente.
La vera sorpresa, però, arriva proprio nelle ultime pagine: non soltanto perché l’esito del romanzo è del tutto imprevedibile, ma anche perché la piega che prende è totalmente differente rispetto al tenore complessivo del libro.
E infatti, se in generale si tratta di un romanzo leggero e senza troppe pretese, il finale è profondo e denso di significato. Cathy Bonidan, insomma, è riuscita nell’intento di stupire tanto i suoi personaggi quanto i suoi lettori.

Romanzo consigliato non soltanto agli amanti dei misteri, ma anche a tutti coloro i quali sono convinti che ogni cosa destinata a noi troverà, prima o poi, il modo di raggiungerci.

Antonella Venturi