“Camera Oscura”, al MABOS le foto di Mario Giacomelli ispirate dalla poesia di Franco Costabile

Al MABOS (Museo d’Arte del Bosco della Sila) arrivano le foto di Mario Giacomelli ispirate dalla poesia di Franco Costabile. L’inaugurazione della mostra permanente Camera Oscura, composta da 25 fotografie scattate nella Calabria degli anni ’80, si terrà domenica 10 settembre.

“Qualche anno fa, casualmente, mi sono ritrovato tra le mani alcune fotografie in bianco e nero che, al primo sguardo, sembravano poco riuscite. In realtà erano immagini volutamente imperfette, contraddistinte da un’essenza eterea, astratta. Provocavano un impatto così forte che decisi di soffermare la mia attenzione” così Mario Talarico, fondatore del MABOS (Museo d’Arte del Bosco della Sila), ricorda l’origine della sua passione per gli scatti di Mario Giacomelli, fotografo riconosciuto a livello mondiale per il suo originale linguaggio fotografico nonché autore del progetto Il canto nei nuovi emigranti ispirato dal poeta calabrese Franco Costabile.

Proprio queste immagini che ritraggono una Calabria desertificata nei suoi paesi interni, documentando la trasformazione di un mondo contadino in qualcosa di non perfettamente compreso, compongono l’esposizione permanente Camera Oscura che sarà inaugurata domenica 10 settembre al MABOS.

Ad alzare il sipario su queste opere la mattina del 10 settembre sarà un vernissage, impreziosito da talk, incursioni performative e performance artistiche. Alle ore 15, poi, ci sarà l’apertura ufficiale della mostra Camera Oscura.

Alle porte della Sila Catanzarese, a impreziosire il parco espositivo che comprende più di 35 opere prodotte site-specific da artisti nazionali e internazionali ospitati negli anni nelle residenze artistiche e distribuite in 30.000 mq di bosco, grazie alla collaborazione con la Fondazione-Archivio Mario Giacomelli, giungono queste 25 fotografie giacomelliane scattate nei paesi dell’entroterra calabrese negli anni ’80, tra la pura bellezza della potente umiltà e il mistero di una terra dominata da forti contrasti.

“Abbiamo deciso di allestire la mostra in punto strategico del percorso museale all’aperto, in prossimità dell’Area Sacred Forms, offrendo la possibilità di entrare in stretta relazione e interazione con il dialogo poetico” spiega Elisabetta Longo, direttrice del Museo, orgogliosa del progetto che rappresenta un’occasione di ricognizione e riappropriazione di un pezzo di storia calabrese, italiana.