“Eravamo comunisti”, in un libro Umberto Ranieri racconta la storia del PCI

Cento anni fa, era il 21 gennaio 1921, nasceva il Partito comunista d’Italia. In Eravamo comunisti, edito Rubbettino, Umberto Ranieri ne racconta la lunga storia.

Era il 21 gennaio 1921, cento anni fa, quando nasceva a Livorno il Partito comunista d’Italia, prima forma del Partito comunista italiano (PCI), spinto dai recenti processi passati alla storia come la Rivoluzione d’ottobre e il Biennio rosso italiano. Primo leader fu Amadeo Bordiga, succeduto da grandi nomi quali Palmiro Togliatti, Antonio Gramsci ed Enrico Berlinguer.

Quello sviluppatosi in Italia, diventerà il più grande partito comunista dell’Europa occidentale, prima di sciogliersi nel 1991, dopo settant’anni di attività, a seguito del crollo del Muro di Berlino e susseguentemente dell’intero blocco comunista.

In occasione del centenario dalla costituzione del PCI, Rubbettino pubblica il libro Eravamo comunisti (112 pp.) del politico e giornalista Umberto Ranieri.

Il volume è arricchito dalla prefazione di Giuliano Amato e dagli interventi di Biagio de Giovanni e Salvatore Veca.

Il libro

«Il PCI fu un partito determinante nella storia della sinistra e dell’Italia, i suoi meriti nella costruzione dello Stato democratico restano indiscutibili: contribuì all’inserimento nella vita democratica di masse popolari formatesi nella tradizione leninista e che avevano vissuto il massimalismo del primo dopoguerra. Il suo legame con l’URSS rese tuttavia impossibile che assumesse responsabilità di governo.
In ciò, sostiene Pietro Scoppola, risiedono le cause del nostro “bipartitismo imperfetto”. Il suo “riformismo pratico”, secondo Giorgio Napolitano, fu accompagnato da una persistente negazione ideologica del riformismo come visione e prospettiva e dal non meno ideologico ancoraggio a un orizzonte rivoluzionario di superamento del capitalismo.
Per Pietro Ingrao, non si capisce la vicenda del Partito comunista italiano (e anche della sua lunga durata) se non si coglie l’intrico di una dottrina rigida e di secca disciplina a suo modo “militare” e, contemporaneamente, la sua porta schiusa a una generazione che si apriva alla politica. Vivevamo un singolare intreccio tra il dogma e la ricerca politica”.»

L’autore

Umberto Ranieri (1947) è un politico, giornalista e docente. È stato dal 1998 al 2001 sottosegretario agli Esteri, presidente della Commissione esteri della Camera dei deputati e senatore e deputato della Repubblica. Autore di diverse pubblicazioni sulla sinistra italiana ed europea e sulla politica estera dell’Italia. È laureato in filosofia. Ha insegnato come professore a contratto alla Sapienza, all’Istituto universitario Orientale di Napoli, all’Università Suor Orsola Benincasa.