Recensioni: “Il dono e la città” di Giacomo Panizza

Giacomo Panizza è autore di una verità tangibile di cambiamento concreto, edificata con volontà, generosità, sacrificio e le cui fondamenta si esplicano in una sola parola: condivisione. Una condivisione che nella realtà della città di Lamezia Terme, in Calabria, è testimoniata dalla forza del cambiamento a favore della dignità individuale e sociale e dalla lotta all’illegalità con una struttura che rappresenta tutta la sua ragion d’essere: la Comunità Progetto Sud.

Sacerdote e fondatore della Comunità, don Giacomo Panizza dona ulteriormente il suo pensiero e la sua esperienza con la stesura de Il dono e la città. Sul futuro del volontariato, ultimo suo lavoro edito Bibliotheka.

Partire dagli ultimi, il credo di Giacomo Panizza

Una testimonianza accurata e con riferimenti pertinenti a periodi sociali, leggi su quello che è stato e quello che si può prospettare per il futuro del volontariato. Un nuovo inizio da una fine e in questa prospettiva si è interpretata la lettura del volume. Si comincia dalla frase conclusiva dello stesso: “Partire dagli ultimi”. Tutto ciò è possibile quando le azioni hanno come finalità aiutare, donare, includere.

Inclusione, parola emblema dei tempi contemporanei, consiste nell’atto, il fatto di includere, cioè inserire, comprendere in un tutto. Ma da qui si avvia un’accezione drammatica di questo significato nobile, cominciando proprio dal fatto che il comprendere in un tutto trasmuta in un sottogruppo nel quale per essere integrato devi essere accettato da chi ne detiene l’organizzazione, quindi una discriminazione nella discriminazione, un crudele gioco di esclusione per parametri concepiti dal singolo, quindi prima di divenire vittime di una serie infinita di matrioska che rappresentano il sottoinsieme del tutto è necessario prepararsi, anzi aprirsi a quello che è il concetto sublime di inclusione, che viaggia a braccetto con il volontariato.

Debellare l’idea di nicchia nella nicchia con la presunzione di palesarsi come animi buoni e generosi senza eguali: per donare è necessario scardinare egoismi individuali, accentrati sul sé e anche quelle sfaccettature caleidoscopiche che chiudono il pensiero in bigotti preconcetti e vanità effimere.

Verità e dignità per un reale volontariato

Questi sono i limiti dettati dalle paure, quelle paure interiori che intrappolano in sé stessi facendo dominare false convinzioni a discapito di sé e del prossimo, le paure sono il nostro primo nemico, superato questo si può lottare per la verità e dignità. Verità e dignità personale e sociale fondamentale per un percorso sano del volontariato. Tutti abbiamo qualcosa da donare che non è rappresentato esclusivamente da un bene materiale, bensì morale, sentimentale o culturale; qui entra in gioco il pensiero creativo nell’incentrarsi in una prospettiva di reciprocità, perché lo scambio non è mai univoco, anche il soggetto ricevente ha molto da dare, riferito sempre al fatto che non si tratta esclusivamente di ricchezze materiali. Cito lo slogan della Comunità Progetto Sud: “Il bene comune di fare comunità”, in base alla logica del dono.

Fondamentalmente siamo tutti vittime, ma in qualche forma anche carnefici di noi stessi, del prossimo e della comunità. La dignità è la parola chiave, una parola che ha subito i cambiamenti sociali e del tempo, che identifica il diritto di ognuno al rispetto integrale della propria libertà, una libertà propria e altrui che va difesa e rispettata. Il pensiero è quello di considerarsi fondamentalmente tutti uguali, nella ricerca di un’uguaglianza tra persone e popoli a svantaggio di ogni discriminazione di genere. Evitare che i giovani siano sacrificati alla corruzione, creando delle realtà che li tuteli sostenendoli in percorsi di studio o lavorativi per renderli padroni del proprio destino e non preda di falsi sostegni e compromessi, che li condurrebbero a un declino morale, vittime di omertà.

L’omertà si manifesta in ogni azione quotidiana, non si è omertosi solo nell’eccezione di testimoni di traffici illeciti, bisogna denunciare già quando in un ufficio l’arrogante di turno prevale sul rispetto delle regole, quando si è testimoni di maltrattamenti su persone, animali, ambiente, ricordando che siamo un tutt’uno con l’ambiente stesso, che casa non è quella di mattoni e cemento, insomma avere una visione globale e totalitaria del nostro modo di essere, sin da gesti e parole, che possono esprimere violenza atroce.

Panizza guida il lettore in un’approfondita descrizione di fatti e dati che segnano l’evoluzione del volontariato, dal patto sociale a testimonianze reali, esprimendo già in modo intrinseco nel titolo il binomio dono e città: solidarietà umana e sociale, che si discosta dal concetto estremo di individualismo.

Simona Trunzo