Recensioni: “La padrina” di Palma Comandè

Con La Padrina (edito Rubbettino), Palma Comandè consegna al suo pubblico di lettori il suo terzo romanzo. Una storia fosca, calata in un tempo sospeso e immobile, con filo conduttore il cambiamento e protagoniste due generazioni differenti: una bisnonna e sua nipote.

Dopo Per coraggio e per paura del 2004 sulla strage di Cefalonia e Prima di tutto un uomo del 2017 sulla figura di Saverio Strati, la scrittrice calabrese Palma Comandè torna a emozionarci con una storia complessa, drammatica, ricca di pathos.

La Padrina è la vicenda di due donne che s’intreccia. Una bisnonna, appunto la Padrina, “l’autorità riconosciuta da chiunque avesse con lei una forma di parentela, familiare o spirituale, o un rapporto di amicizia che finiva per diventare sudditanza mentale o psicologica”, e una nipote vocata all’autonomia di pensiero e in cerca della sua libertà. Un rapporto difficile, ai limiti dell’impossibile, ambientato in una cultura permeata dalla ‘ndrangheta e da una mentalità arretrata intrisa da un senso di fatalismo.

“La casa è dove si costruisce il futuro” spiega l’autrice tramite un suo personaggio. Nel testo, però, la ricerca di una stabilità legata alla dimensione abitativa sfugge e sfuma oltre l’oceano per raggiungere l’America e facendo ritorno in Italia. Casa è forse anche pace che si può trovare tra le mura di un convento, o “il disegno in uno spazio che voleva rimanere libero, ma sul quale, dopo momenti di indecisione cominciarono a prendere forma, una dietro l’altra, figure oscure di dimensioni spropositate, all’apparenza alberi, i cui rami, però, nel distendersi, richiamavano minacciosi abbracci umani”.

Manca proprio un abbraccio caloroso nel dipanarsi della storia che possa consolare di gravi perdite e vuoti incolmabili. Il dolore trafigge ogni rigo, esce dalle pagine e colpisce l’anima di chi vi si accosta. La scrittrice non nega uno spiraglio di luce e salvezza pur facendo cogliere che il trovarlo è rimesso alla tenacia umana e alla capacità resiliente.

Il cambiamento è il filo conduttore della vicenda. Una storia dipinta a tinte fosche, calata in un tempo sospeso e apparentemente immobile, che in realtà, seppur lentamente, viaggia verso un punto di svolta. È lasciato a chi legge il compito di ricercare questa svolta, sfogliando le pagine verso un finale sperato, immaginato.

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Palma Comandè, laureata in lettere all’Università di Messina, dopo vent’anni d’insegnamento, ha lasciato il lavoro per dedicarsi interamente alla sua passione di narratrice e i risultati conseguiti nel tempo hanno dato ragione alla sua scelta. Ognuno conosce nel proprio animo la strada da percorrere, la vera sfida è seguirla quando gli altri non la intravedono e non ci credono. Al momento degli applausi e dei riconoscimenti pubblici buona parte di quel percorso è già fatto da soli.

Daniela Rabia