Recensioni: “Il popolo di mezzo” di Mimmo Gangemi

Il popolo di mezzo, pubblicato da Piemme edizioni, è il nuovo romanzo di Mimmo Gangemi: una storia potente che fa vibrare gli animi. Il titolo fa riferimento a quella fascia di popolazione italiana emigrata in America agli inizi del Novecento e sprezzantemente additata come negri.

“Ci ingiuriano negri perché siamo il popolo di mezzo, né bianchi né neri – scrive l’autore – Non amano gli Italiani. Non amano i nuovi arrivati. Vivono qui da prima e si sentono migliori…”.

Respiriamo subito questo clima di intolleranza nelle pagine del libro che si unisce alla nostalgia per la propria terra, per la patria. La famiglia protagonista è siciliana, di quella Sicilia dai colori e dai sapori forti, culla d’arte ma anche di malaffare: il padre Masi, la moglie e i figli Tony e Luigi. Gangemi fa viaggiare i suoi lettori tra New Orleans, New York, Hart Island. Sulle strade in un mondo nuovo di cui la sua penna è padrona, tanto sono nette le descrizioni dei luoghi.

Sulla narrazione campeggia un’idea di destino che guida le nostre vite, imprigionandole a volte, condizionandole fortemente altre. “Non siamo padroni del nostro destino” è una frase ricorrente messa in bocca ai personaggi. Una frase che sembra intrappolare le vite, le menti, i percorsi fino a quando s’intravede uno spiraglio di salvezza, una via di fuga. Non manca la poesia nel racconto, tratto distintivo della scrittura dell’autore di Santa Cristina d’Aspromonte.

“…i palazzi in dissolvenza alla luce soffusa dei lampioni e alla leggera foschia che si teneva sempre compagnia con la pioggia, la logora bandiera italiana attaccata alla ringhiera di un balcone e che ​ uno sbuffo di vento agitò, l’orologio della chiesa inchiodato alle undici e venti di chissà quale giorno…” 

È armonia, musicalità del verso, andamento lirico che bilancia la durezza inevitabile di altri momenti narrativi. C’è la sofferenza, la sconfitta, la disperazione, la morte ma nessuna di loro riesce a chiudere la porta alla speranza. Ancora una volta Gangemi ci consegna una storia potente che fa vibrare gli animi, tiene inchiodato il lettore al testo in vista del finale, abbatte e consola, strazia al suolo e fa volare in alto. E lo fa con la maestria di chi conosce i passaggi dialettici tra opposti, tra luci e ombre, gioia e dolore, bianco e nero, saltando le sfumature per restituirle alla fantasia di chi legge.

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Dopo Un acre odore di aglio, Pietre nel Levante, ​Il passo del cordaio, Il giudice meschino, da cui è stata tratta una serie tv interpretata da Luca Zingaretti, Il prezzo della carne, La signora di Ellis Island, capolavoro assoluto di Mimmo Gangemi, Il patto del giudice, La verità del giudice meschino, Marzo per gli agnelli, questo prolifico scrittore di spessore torna in libreria con un romanzo forte e intenso ponendoci da subito in copertina un interrogativo inquietante “Quanto lontano si deve spingere un padre, per regalare un futuro ai propri figli?”. Il libro è candidato all’edizione LXXV del Premio Strega 2021 e ha tutti i numeri per vincerla.

Daniela Rabia