L’ultima strega di Emanuela Bianchi riassume la storia di Cecilia Faragò, l’ultima donna processata per stregoneria nel Regno di Napoli.
Quella di Cecilia Faragò è una storia antica che, partendo dalla periferia di un piccolo centro della Calabria, ha conquistato un respiro globale per i suoi risvolti sociali e financo legali. Il processo che vedrà coinvolta questa donna del popolo, infatti, varcherà i confini di Soveria Simeri – il paesino calabrese in cui si svolse la vicenda – e fornirà l’occasione a re Ferdinando di abolire il reato di stregoneria.
Cecilia Faragò è la protagonista di una vicenda controversa che negli ultimi anni ha ispirato monologhi e libri nonché le tesi di laurea di vari studenti, in particolar modo delle facoltà di giurisprudenza e di scienze della comunicazione, come conferma Emanuela Bianchi, autrice del volume L’ultima strega, uscito a luglio 2024 per Oligo.
Il testo riassume la storia di Cecilia Faragò, l’ultima donna accusata di stregoneria nel Regno di Napoli, già protagonista dello spettacolo teatrale LaMagara, da un’idea della stessa Bianchi, prodotto da Confine incerto e vincitore del Premio della critica Gaiaitalia al Roma Fringe Festival.
Nelle pagine del libro, la antropologa e attrice ricostruisce la storia vera dell’ultimo processo per fattucchieria, conducendo il lettore nella Calabria della seconda metà del Settecento, in un mondo aspro, selvaggio, arcaico, per certi aspetti primitivo, legato ad antiche credenze e pregiudizi difficili da smuovere. È questo l’ambiente in cui Cecilia Faragò viene imputata da due preti di essere una magara e di avere provocato con una sua magarìa la morte di un altro prelato.
Il processo a carico di Cecilia Faragò, l’ultima strega
Accusata dai reverendi, la donna scelse di far difendere le sue ragioni da un avvocato alle prime armi, un ventenne su cui nessuno avrebbe scommesso un carlino, portando la sua causa alla Regia udienza provinciale di Catanzaro, già un fatto rivoluzionario per la società dell’epoca. Grazie alle sue straordinarie capacità oratorie, il difensore Giuseppe Raffaelli dimostrò l’assoluta inconsistenza delle accuse mosse contro la sua assistita e che la morte del prete era dovuta alla scarsa esperienza dei medici che provarono a curarlo.
“Eppure, voi lo sapete, curo il malato con l’olio profumato seguendo gli insegnamenti di mia madre. Il decotto di malva è antinfiammatorio, l’erba di San Lorenzo cicatrizzante, l’infuso di borragine, ginepro e lavanda decongestionante, la solfa volutiva è purificante, l’allume di rocca serve per la bocca, la savina è abortiva… Non eravate voi donne, che venivate a bussare alla mia porta per nascondere gli errori di giovinezza?”
Cecilia Faragò, icona d’indipendenza ed emancipazione femminile
L’ultima strega è una storia che pesca nella memoria negata del mondo femminile, donando il giusto valore a una donna coraggiosa, in fin dei conti accusata non tanto di essere una fattucchiera, ma di un peccato ben più grave e intollerabile a certi occhi: quello di volere uscire “dal recinto cui è stata confinata”, di volere abbattere il muro degli stereotipi, di pretendere autonomia e giustizia, l’affrancamento dal ruolo imposto dalla società, il riconoscimento di sé in quanto essere umano.
Antonio Pagliuso