Recensioni: “Nella vertigine d’un’assenza” di Paolo Ferrari

Immagini evocate dalle parole poetiche dell’autore che introducono a una profonda riflessione sull’essenza di ciò che ci circonda e la vita stessa, una volta trovata una sua giustificata essenza si annulla nell’infinita assenza della sua essenza.

Il continuo altalenante annullare un concetto per dare spazio al suo opposto, annullare e ridare vita al concetto precedentemente vanificato, come nel simbolo dell’infinito, tutto si annulla per dare spazio a se stesso.

“Tutto è vita, tutto è morte

Tutto esiste, tutto è inesistente.”

Nella vertigine d’un’assenza di Paolo Ferrari (O barra O) è una lettura poetica che conduce a una riflessione della vita-non vita, ricca di descrizioni avvalorate dall’efficacia delle parole scelte, che sono esse stesse protagoniste silenti, che aprono uno scenario ricco di emozioni e sentimenti- “oppure no, perché voce mancante”.

Parola-Silenzio. La parola nasce dal silenzio e alla parola espressa subentra nuovamente il silenzio, come uno stato di quiete tralciato dalla forza comunicativa. Anche nella parola si presenta prepotente l’alternanza della contrapposizione, della sua presenza assenza, come espressione del mondo interiore che si rivela come reazione alle provocazioni esterne. E come tale ha avuto una sua evoluzione. Gli strumenti essenziali di cui si è servito l’uomo per la sua evoluzione sono linguaggio e lavoro.

La fabbricazione quanto il successivo perfezionamento degli strumenti di lavoro e la necessità della collaborazione comune hanno condotto l’essere umano al bisogno di comprendersi e trasmettere le proprie esperienze. L’acquisizione del linguaggio ha reso possibile lo sviluppo del pensiero, con conseguente processo evoluto dell’uomo. Tutto si svolge come ciclo naturale della vita e delle sue alternanze: tutto e niente, male e bene, nel valore assoluto del tempo e del suo fluire.

Un’occasione acritica di rivivere e analizzare il recente passaggio storico, come estratto dalla contemporaneità dei tempi, ricco di sfaccettature da approfondire in un’analisi socioculturale ed emotiva, con riferimenti alla scienza e al suo evolvere, una scienza che si rifugia nel caos primordiale, nel disordine più assoluto della materia dalla quale si formò il mondo. Tracce di indizi per un’analisi del sé e non sé. Mutazione, trasformazione e rinascita.

E ci inoltriamo nel ciclo vita morte, ma morte esistenziale o carnale o vita priva di vita stessa che apre l’anima ad una morte emotiva che ci rende privi della nostra essenza, del sé. Un vuoto esistenziale che si trasforma in una voragine che ci travolge. Anche il respiro, che è parte intrinseca dell’essere umano è scandito da un ritmo ben preciso, che rende il nostro vivere armonioso, un ‘armonia che si riflette nei nostri pensieri e movimenti, un continuo respiro che si rigenera come il flusso delle acque del mare e dei fiumi.

“Un niente che scopre e discopre/ svela e nasconde.”

Una lettura travolgente determinata dalla sua delicatezza poetica narrativa con cui Paolo Ferrari ci accompagna in viaggi temporali passati, recenti e contemporanei, episodi storici violenti e cruenti che si sono imposti in modo tirannico, velati dalla sua capacità narrativa descrittiva e dalla scelta delle parole non parole, in riflessioni esistenziali quasi a non voler esprimere alcun giudizio, ma invitando il lettore a continue riflessioni, dal tutto al niente, come unico filo conduttore.

“La scrittura scrive
La parola dice e poi scompare.”

Simona Trunzo