Recensioni: “Un corpo e un’anima” di Igor Colombo

Un corpo e un’anima edito Link Edizioni è l’ultima fatica di Igor Colombo. L’autore ha scelto di ambientare il suo romanzo in una cittadina nel cuore della Calabria che si estende su una pianura vicina al mare, a pochi chilometri dalla montagna. Un centro tuttavia spesso martoriato, ma che non cambierebbe per nulla al mondo. È proprio in questa cittadina che un giovane, deluso da una storia d’amore finita male, incontra un anziano professore che vive in solitudine. I due diventano inevitabilmente buoni compagni di viaggio e il loro viaggio ci porterà a scoprire cosa veramente conta nella vita. Questo, a costo di prendere a schiaffi la modernità: dura e, a tratti, inconcepibile per chi, come il nostro protagonista, ha un cuore puro.

La storia che Igor Colombo ci narra ha un profumo antico, un’esortazione ai valori, alle emozioni e alla fragilità, ché essere fragili è una forza, un quid che ci consente di vivere senza maschere, di confrontarci con i sentimenti senza infingimenti. Il racconto si dipana tra presente e passato in maniera piacevolmente scorrevole; con freschezza, l’autore è riuscito a toccare temi importanti: la solitudine, la sofferenza, l’eutanasia e importanti argomenti storici e culturali.

A raccontarci il suo vissuto è Marco un giovane di quasi ventitré anni, che ha da poco perso il lavoro e la sua fidanzata, Tiziana. Sprofondato in una sconfortante tristezza, nei freddi giorni della merla a cavallo tra gennaio e febbraio decide, incoraggiato dall’amico Andrea, di incontrare il professore Aldo Santovito. Il professore ha bisogno di aiuto per sistemare la sua grande biblioteca: ha novant’anni e da solo non può farcela.

Il rapporto tra Marco e il professore non è subito idilliaco; l’anziano è piuttosto burbero, un vecchio comunista pentito, che dimostra, però, allo stesso tempo una grande empatia nei confronti del ragazzo. Capisce le sue sofferenze, le sue ferite, avverte che ha smesso di credere nel vero amore.

“Il paradosso di tutto questo, che molte volte non ci fa venire a capo di nulla, è la difficolta di definire l’amore. Chi di noi sarebbe capace di darne una definizione esatta?”

Per rincuorarlo, cerca di instillargli la speranza raccontandogli la storia del suo caro amico Mario e del suo grande amore, Elisa. Una storia d’amore fatta di sacrifici, semplicità, politica e piccoli, grandi miracoli, un amore che solo la morte ha potuto dividere, e solamente per trentatré giorni. Il leitmotiv di questo amore extra ordinem è una canzone del 1975 interpretata da Wess e Dori Ghezzi: Un corpo e un’anima (che dà il titolo al romanzo stesso).

Le giornate trascorrono tra la catalogazione dei libri e momenti di confronto e dialogo. Il professore regala a Mario storie trascorse, storie che raccontano anche della nostra Italia del dopoguerra, del boom economico, del Concilio Vaticano II, incastrando questi eventi con spaccati di vissuto personale. Marco ascolta e partecipa con grande curiosità ai racconti di Santovito. Racconti che mettono a nudo la vita del professore, il suo matrimonio, i suoi tradimenti e la malattia della moglie che la colpì, pensò lui, a causa delle tribolazioni a cui era costantemente sottoposta. Certamente questo amarcord del professore è catartico per chi racconta e per chi ascolta.

E nel racconto del passato un tuffo negli anni del Sessantotto, la rivoluzione “in interiore homine” che comportò uno stravolgimento della mentalità dell’uomo, della società fino ad arrivare alla religione, alla fede. Il femminismo dilagante e la sconfitta dei valori tradizionali che portano Marco a interrogarsi sul perché “non si coltivi come un tempo il desiderio di costruire un percorso di unione tra un uomo e una donna che duri per sempre, così com’era stato per Mario e Elisa”.

Nel proseguire del duro lavoro di Marco procede anche l’intensificazione del rapporto con Santovito, diventato ormai amico e “nuovo e primo maestro”. Così iniziano le gite fuori porta, le fughe al mare per abbandonarsi ai ricordi, dolci e amari. Marco, confortato dalla storia d’amore tra Mario ed Elisa, comincia ad affrontare la vita diversamente, con fiducia e ottimismo; anche il professore non può che constatare che gli occhi tristi del primo giorno sono scomparsi.

Serendipità, così potremmo definire tutte le coincidenze che portano il nostro Marco a una felicità inaspettata, una manzoniana Provvidenza che riesce a lenire le ferite e a dispensare felicità.

Mai arrendersi alla tristezza, questo è il messaggio tra le righe di questo romanzo che ci offre tante storie di vita in una sola.

“Narrare fatti e situazioni vissute può essere opera facile e approssimativamente superficiale, ma senza la carica nostalgica del sentimento, può diventare un esercizio sterile e ci si può annoiare davanti alle parole che ci vengono dette.”

E questo romanzo di Igor Colombo non annoia affatto, pregno di sentimento ma anche di tanto altro.

Emanuela Stella