Itinerario della mente verso Thomas Bernhard Martino Ciano

Dopo il grande successo di Oltrepassare – tradotto in Albania per le edizioni Fenix – è appena uscito il nuovo romanzo di Martino Ciano dal titolo Itinerario della mente verso Thomas Bernhard (A&B Editrice).

Le influenze filosofiche di Martino Ciano

Settanta pagine sapientemente intrecciate tra significativi riferimenti filosofici sulla vita, sulla morte e sulla religione. Un omaggio al grande scrittore Thomas Bernhard, insieme a Schopenauer presenti con lo spirito – e non solo – in questa indovinata prova letteraria. Un romanzo dove i pensieri vengono ruminati all’infinito ma senza mai trovare, forse volontariamente, un modo per venirne a capo. Come se la salvezza consistesse proprio in un infinito soliloquio, in questi ragionamenti illogici, incoerenti, ma dannatamente umani, cristallizzati eternamente in letteratura.

L’uomo sotto il sottosuolo

Eccolo, quasi come fosse l’ultimo uomo sulla terra, l’uomo ancora più al di sotto del sottosuolo, in una stanza con il camino, sospesa nel tempo e nello spazio. Eccolo in quella stanza che è stata anche la camera ardente della madre, del padre e della sorella. Chissà se loro sono realmente esistiti e se davvero sono morti come lui ricorda, o per lo meno, crede di ricordare. Eccolo intento, con la sua solitudine, a creare un mondo che diventa rappresentazione delle sue idee in attesa che il nulla lo inghiotta. Nessuno nel romanzo porta un nome, nessuno ha una identità. Tutti nel racconto cercano di sopravvivere all’autodistruzione del padre, arrabbiato con la società, che impreca dalla sua poltrona nella stanza con il camino contro la famiglia perché per lui, i suoi familiari, non sono all’altezza dei suoi sacrifici, perché vivono d’ozio e di dolce far nulla.

La madre e i suoi silenzi con in mano il coltello dal manico rosso, la sorella e i suoi amanti e lui, lui e il suo mondo dove non c’è spazio per l’amore, non ci si può spogliare dalla propria profonda intimità per regalarsi alla morte.

Lo scrittore che immortala i pensieri

E nel groviglio dei suoi pensieri, coerenti nella loro incoerenza, sente un rumore di tasti premuti da dita veloci: sente che in un’altra dimensione qualcuno sta immortalando le sue idee. Uno scrittore invadente che cerca di rubare le sue riflessioni, pensieri suoi con cui rappresenta un mondo che è suo e che non deve essere di nessun altro. Non vuole offrire a un potenziale lettore un’immagine fallace di sé: ogni libro è un atto di falsificazione, ché nessuno può essere se stesso attraverso le sue parole ma può esserlo solo nei suoi pensieri che sono così intimi e nascosti che mai e poi mai si potrebbero descrivere, immortalare.

Solo Thomas Bernhard che ben conosce i perturbamenti dell’animo, solo lui può riuscire a dare corpo ai suoi pensieri, solo di lui ha letto tutti i libri senza bruciarli come soleva fare. Tutto questo non è pazzia ma affascinante follia che cerca di sistemare con la logica ciò che è illogico. L’unica salvezza dalla morte e dalla vita è dichiararsi folle. La morte, il suicidio sono gli unici pensieri che ci consentono davvero di ragionare sul senso della vita, che ci consentono di dare alla vita la giusta importanza del vivere hic et nunc.

La lettura scorre come un fiume in piena, non dà tregua, un flusso di coscienza vissuto tutto d’un fiato.

Prima del suo lungo monologo, Thomas Bernhard lo chiama. E lui deve raggiungerlo. Ed ecco che percorre una strada, forse non è umana, ma divina… “Perciò camminando mi inseguo, e mi perseguito, e mi inquisisco, e mi uccido, e mi do un’altra possibilità cercando di dare un senso alla mia storia”.

Condannati a esistere

Arriva sul Lungomare e qui lo scrittore si lascia andare a un soliloquio per guidare il protagonista attraverso un flusso di pensieri in una sorta di itinerario verso la mente di Dio in cui si arriva a capire che la morte non è l’annullamento totale, perché non siamo nati per non-essere. Siamo, e non possiamo non-essere, siamo condannati a esistere.

A questo punto compare la figura di un trascrittore: è lui che si cura di metterne per iscritto le idee, ma così facendo non fa altro che illudersi di poter dare voce alle cose importanti in un mondo che invece maledice i libri e predilige la pornografia e l’assassinio.

L’epilogo dell’opera letteraria di Martino Ciano, inserita da Glicine tra i 10 libri più belli del 2022, è intrisa di giallo. Da questo momento tutto si fa chiaro. E assume, ora, una valenza importante, l’invito o forse il monito al Lettore, all’inizio del libro:

“Ogni contraddizione è voluta. Ogni errore è voluto. Ogni descrizione è evanescente. Ogni malvagità è ricercata. Ogni parola è una bugia. Questo è il racconto di una mente confusa, quindi vera, eterna, libera di falsificare, di contraddirsi, di amarsi, di uccidersi, di non ricordare, di omettere, di colpevolizzarsi, di essere, di non essere. Tu, lettore, sei autore e spettatore quanto me”.

Finalmente, caduto il velo di Maya, il velo ingannatore che avvolge gli occhi dei mortali…

“Ora corro in cucina e bevo un bicchiere d’acqua, l’acqua più buona che l’umanità abbia mai bevuto.”

Emanuela Stella