“Giovanni Boldini e il mito della Belle Époque”, il fascino di un’epoca straordinaria in mostra ad Asti

La Belle Époque rivive ad Asti grazie al genio artistico di Giovanni Boldini. A Palazzo Mazzetti una meravigliosa mostra curata da Tiziano Panconi e dedicata al pittore ferrarese e a un’epoca irripetibile.

Comunicato stampa

I salotti, le nobildonne e la moda: è il travolgente mondo della Belle Époque e di Giovanni Boldini, genio della pittura che più di ogni altro ha saputo restituire le atmosfere rarefatte di un’epoca straordinaria. Letteratura e moda, musica e lusso, arte e bistrot si confondono nel ritmo sensuale del can can e producono una straordinaria rinascita sociale e civile.

Fino al 10 aprile 2023 Giovanni Boldini, uno degli artisti italiani più amati di ogni tempo, viene celebrato con una grande mostra a Palazzo Mazzetti di Asti, sede del Museo e della Pinacoteca Civica della città piemontese.

Palazzo Mazzetti

Di stile barocco, il Palazzo prende il nome dalla famiglia Mazzetti, per secoli tra le più ricche e influenti della città di Asti. Questo palazzo, ampliato dal marchese Giulio Cesare II nel Seicento, era il simbolo della loro affermazione nel contesto sociale astigiano. 

Giovanni Boldini, Ritratto di donna Franca Florio (1924), 221x119 cm
Giovanni Boldini, Ritratto di donna Franca Florio (1924), foto di pubblico dominio condivisa via Wikipedia

Le opere in mostra

Ottanta magnifiche opere – tra cui Signora bionda in abito da sera (1889 ca.), La signora in rosa (1916), Busto di giovane sdraiata (1912 ca.) e La camicetta di voile (1906 ca.) – sono protagoniste di una narrazione cronologica e tematica al tempo stesso. L’esposizione presenta una ricca selezione di opere che esprime al meglio la maniera di Boldini, il suo saper esaltare con unicità la bellezza femminile e svelare l’anima più intima e misteriosa dei nobili protagonisti dell’epoca.

Una mostra che pone l’accento sulla capacità dell’artista di psicoanalizzare i suoi soggetti, le sue “divine”, facendole posare per ore, per giorni, sedute di fronte al suo cavalletto, parlando con loro senza stancarsi di porle le domande più sconvenienti, fino a comprenderle profondamente e così coglierne lo spirito, scrutandone l’anima.

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Farsi ritrarre da Boldini significava svestire i panni dell’aristocratica superbia di cui era munificamente dotata ogni gran dama degna del proprio blasone. Occorreva stare al gioco e accettarne le provocazioni, rispondendo a tono alle premeditate insolenze ma, infine, concedersi, anche solo mentalmente, facendo cadere il muro ideologico dell’alterigia, oltre il quale si celavano profonde fragilità.

La mostra “Giovanni Boldini e il mito della Belle Époque” con il contributo concesso dalla Direzione generale Educazione, ricerca e istituti culturali del Ministero della Cultura, è realizzata dalla Fondazione Asti Musei, dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, dalla Regione Piemonte e dal Comune di Asti, con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, in collaborazione con Arthemisia, con il patrocinio della Provincia di Asti, sponsor Banca di Asti.

Giovanni Boldini, La marchesa Luisa Casati con un levriero (1908), foto di pubblico dominio condivisa via Wikipedia