È stata temporaneamente traslata a Lamezia Terme per la presentazione dell’Associazione culturale Arete la tela di Luca Giordano Il Trionfo di Galatea con Aci trasformato in fonte, capolavoro del Barocco Napoletano.

Ha lasciato la collezione privata di Domenico Carratelli a Briatico per due giorni, rimanendo in mostra presso Villa dei Glicini a Lamezia Terme, Il Trionfo di Galatea con Aci trasformato in fonte di Luca Giordano (1634-1677), uno dei maggiori esponenti del ‘600 Napoletano e fra i più influenti del Barocco europeo.

Il quadro è stato trasferito in occasione della nascita dell’Associazione Arete, che instaura una collaborazione fra alcuni esponenti di spicco della cultura e dell’arte del territorio: ne è presidente Raffaella Gigliotti, funzionario responsabile della Biblioteca della Camera di Commercio di Catanzaro e dell’Ufficio di Staff del Segretario Generale dell’Ente Camerale catanzarese; soci fondatori Rocco Guglielmo, presidente dell’omonima Fondazione e direttore artistico del Marca di Catanzaro; Mario Panarello, storico dell’arte e docente dell’Accademia di Belle Arti di Bari; Domenico Piraina, direttore del Palazzo Reale di Milano e di tutti i Musei scientifici del Comune di Milano; Antonio Pujia Veneziano, artista, maestro d’arte e presidente dell’Associazione culturale Aleph Arte. Uno degli scopi dell’Associazione è appunto quello di rendere fruibili al grande pubblico anche le opere appartenenti a collezioni private.

Per il momento i suoi membri sono stati fautori della traslazione di questa tela di ispirazione mitologica, dipinta fra il 1675 e il 1677, che ritrae, insieme alla ninfa Galatea, anche la trasformazione in fonte del suo amante, il pastorello Aci, voluta pietosamente da Giove dopo la morte cruenta del giovane ad opera di Polifemo, invaghito di lei. La ninfa viene portata in trionfo fra le onde a rappresentare il simbolo dell’amore vero che vince sulla morte, contrapposto alle insidie funeste della passione carnale. 

Il mito greco, nato attorno alla toponomastica del fiume Aci e della fonte omonima sita presso Acireale, in Sicilia, è ripreso dalle Metamorfosi di Ovidio, e come tutte le metamorfosi è un topos molto battuto dall’arte – ne abbiamo una versione molto famosa dello stesso Raffaello – ma soprattutto dall’arte Barocca: Giordano doveva amarlo particolarmente, avendolo dipinto ben due volte – un altro suo Trionfo di Galatea è infatti custodito a Napoli, ma non contiene la figura di Aci.

Soprannominato Luca Fapresto, per la celerità con la quale dipingeva i suoi lavori o copiava quelli dei maestri del passato, il pittore napoletano dipinse la nostra tela a 41 anni, in una fase già piuttosto matura, ma la sua carriera fu ancora lunga ed estremamente prolifica: attivo fra Napoli, Madrid, Firenze e Roma, gli sono attribuite infatti oltre 1000 opere.

Giulia De Sensi