Affascinato dai quadri di Edvard Munch fin da bambino, Pål Enger è riuscito più volte a rubare opere del celebre pittore norvegese.

Affascinato dai quadri di Edvard Munch fin da bambino, Pål Enger è riuscito più volte a rubare opere del celebre pittore norvegese. In due occasioni il ladro “gentiluomo” portò a casa una versione dell’Urlo.

Da secoli, le opere d’arte sono desiderio non solo di appassionati collezionisti, antiquari e mercanti d’arte, ma anche di spregiudicati e talvolta pure assai audaci criminali, ladri “gentiluomo” interessati a entrare in possesso di quadri e sculture di insigni artisti, sovente per rivenderli sul mercato nero ma anche per tenerli per sé, per bearsi ammirandoli in maniera del tutto esclusiva.

Peruggia e il furto della Gioconda

Non sono pochi i furti celebri succedutisi nel corso degli anni: famoso il furto “patriottico” della Gioconda di Leonardo Da Vinci – da molti cronisti del tempo definito il Furto del secolo, ispiratore in seguito di film, libri e canzoni – del 21 agosto 1911 a opera di Vincenzo Peruggia, ex dipendente del museo parigino, che, dopo essersi nascosto nell’istituto, prelevò l’inestimabile dipinto cercando poi di venderlo alle Gallerie degli Uffizi o comunque di riportarlo in Italia – legittima patria – consegnandolo a un qualsiasi museo o a un privato.

Fra la fine del Novecento e il principio del nostro secolo, un altro grande furto d’arte ha conquistato gli onori delle cronache mondiali: quello de L’urlo di Munch. Autore dell’impresa criminale un appassionato d’arte norvegese: Pål Enger.

Pål Enger, il ladro di opere di Munch

Affascinato dai quadri di Edvard Munch fin da bambino – affermerà che le opere dell’artista gli apparivano anche in sogno –, Pål Enger nasce in un sobborgo di Oslo nel 1967. Dopo una infanzia e adolescenza difficili, segnati dagli abusi di un patrigno violento, Enger si avvicina alla piccola criminalità locale, divenendo un abile scassinatore. Al contempo si rivela anche un buon giocatore di calcio, tanto che raggiunge la prima squadra del Vålerenga, squadra del quartiere della capitale noto per le casette di legno, vincitrice di cinque titoli nazionali norvegesi e di quattro Coppe di Norvegia.

Il primo furto

La passione per il furto prende però presto il sopravvento e la carriera calcistica di Enger termina quando nell’inverno dell’88 finisce in galera per il furto di una tela di Edvard Munch, il più importante pittore norvegese, una delle versioni di Amore e dolore. È la prima ruberia di Enger di un’opera del grande artista che ha anticipato l’espressionismo, suo bersaglio prediletto. Il furto avviene nel Museo Munch di Oslo – nella originaria sede del Munch-museet di Tøyen, zona residenziale della capitale norvegese –, istituto che raccoglie la collezione più cospicua del pittore norvegese.

Enger comincia la sua condanna a tre anni di prigione. Passano pochi mesi: è il 15 settembre 1988 e a Seoul – capitale della Corea del Sud dove fra due giorni saranno inaugurati i Giochi della XXIV Olimpiade – si riunisce il Comitato olimpico internazionale per l’assegnazione dei Giochi olimpici invernali del 1994. Al terzo turno, dopo un acceso derby scandinavo con la svedese Östersund, l’onere e l’onore di organizzare la nobile manifestazione va a Lillehammer, cittadina norvegese a 180 chilometri a Nord di Oslo.

Come in un film, la notizia supera anche le sbarre del carcere in cui è recluso Pål Enger; forse è già da quel momento che inizia a elaborare il piano per quello che sarà uno dei colpi più grossi della sua carriera.

Il colpo alla Nasjonalgalleriet

Mattina del 12 febbraio 1994: gli occhi del mondo e soprattutto quelli di tutti i norvegesi, pure quelli degli angoli più remoti dei fiordi settentrionali, sono concentrati su Lillehammer per la cerimonia di inaugurazione dei XVII Giochi olimpici invernali.

In una Oslo fremente e distratta per il grande evento planetario, attorno alle sette, un’automobile accosta lungo un muro della Nasjonalgalleriet, la Galleria nazionale della città. Dal lato passeggero del veicolo scende un uomo, appoggia la scala al muro, sale i pioli e indisturbato fracassa la vetrata della finestra; qualche secondo dopo è già fuori e fra le mani ha uno dei più conosciuti dipinti dell’arte moderna: è l’Urlo di Munch, precisamente la versione a tempera su cartone del 1893 – una delle quattro versioni dell’Urlo realizzate dal pittore –, quella con la iscrizione a matita dello stesso autore, in alto a sinistra e a caratteri appena percettibili, “Può essere stata dipinta soltanto da un pazzo”.

Il celebre dipinto era stato collocato al piano terra del luogo della cultura per una mostra speciale in concomitanza con le Olimpiadi. Il ladro, sollazzato dalla pressoché inesistente sorveglianza, lascia addirittura un bigliettino di ringraziamento: “Grazie per la scarsa sicurezza”.

Interviene anche Scotland Yard

L’evento ottiene un clamore internazionale. Le ricerche del quadro si rivelano complicate così la polizia norvegese – pressata dallo scalpore suscitato dal caso – fa ricorso alla efficienza della celebre Scotland Yard che qualche settimana dopo, nel paesino portuale di Åsgårdsstrand, nell’Oslofjord esterno, cattura i complici di Pål Enger, arrivando al ladro di dipinti di Munch un attimo dopo.

L’ultimo colpo e la carriera artistica

Enger ritorna nelle patrie galere per un nuovo soggiorno di sei anni. La smania di mettere le mani sui capolavori di uno dei pittori più popolari del Ventesimo secolo però non si estingue; così, scontata la pena, domenica 22 agosto 2004 Pål Enger, assieme a un complice, fa irruzione nuovamente, travestito da pompiere, nel Museo Munch. Ne esce con due dipinti del suo pittore preferito: la Madonna e la versione a tempera del 1910 dell’Urlo.

Acciuffato e arrestato anche in questa occasione, dietro le sbarre il ladro di opere d’arte comincia a dedicarsi in prima persona all’arte, lasciando perdere le pistole e i piedi di porco e impugnando il pennello. Enger riesce a ottenere anche un certo consenso tanto che nel 2011 Oslo, la città teatro dei suoi furti più celebri, ospiterà la sua prima mostra personale, una selezione di opere astratte ispirate in parte all’arte del suo beniamino Edvard Munch.

Disse in una intervista al media norvegese NRK, appalesando anche una certa boria: “Ho iniziato a dipingere in prigione qualche anno fa e ho ricevuto molte richieste di dipingere copie de L’urlo. Adesso credo sia arrivato il momento. Non tutti hanno la fortuna di possedere un Munch autentico, quindi forse un Enger potrebbe essere un buon sostituto. Dopotutto, l’Urlo non era un dipinto così speciale prima che lo riportassi io alla luce. Se oggi è diventata una icona nel mondo, è giusto ne assapori almeno un po’ della celebrità”.

Leggi anche Edvard Munch, a Palazzo Reale una speciale mostra monografica

La prematura morte di un ladro “gentiluomo”

La decisione di dedicarsi alla pittura però non offuscherà del tutto la passione per il furto. A dicembre 2015 Pål Enger è accusato di aver rubato un malloppo di tele di molteplici artisti – fra questi lavori del pittore e grafico Hariton Pushwagner – alla Fineart Gallery di Aker Brygge, centro di Oslo. Un istinto cleptomane che coltiverà fino alla morte prematura, avvenuta il 29 giugno 2024 a cinquantasette anni, cristallizzando la sua fama di ladro “gentiluomo” di opere d’arte con predilezione per l’iconico L’urlo di Munch.

L’urlo (versione 1910, Museo Munch)

Foto di pubblico dominio condivisa via Wikipedia

Antonio Pagliuso