A Lamezia Terme ha visto la luce una farmacia letteraria. “Pillole di carta” è nata nel bel mezzo dell’emergenza pandemica, tra zone rosse e arancioni, nel pieno della disputa tra beni necessari e beni che non lo sono.
Il progetto è frutto dell’impegno di Tiziana Gallo, docente, di Raffaella Ruberto, psicoterapeuta, e Saverio Bartolotta, titolare della parafarmacia all’interno della quale ha trovato spazio la spezieria letteraria.
Qualche anno fa Ella Berthoud e Susan Elderkin ci hanno mostrato che per ogni malanno esiste un rimedio letterario. Redigendo una sorta di farmacia letteraria in formato cartaceo, le due autrici hanno rivelato che, in sostanza, ci si può curare coi libri. Si tratta di esigenze spirituali che la lettura colma irrobustendo la capacità di resistere al dolore. Le parole, quando ben scritte e strutturate in storie universali, hanno la capacità di immunizzare il lettore. I libri forniscono quegli anticorpi necessari ad affrontare la vita coi suoi tumulti, le sue situazioni difficili, ma anche con le sue gioie e le sue soddisfazioni. Ecco dunque che una farmacia letteraria è necessaria perché il libro è un vaccino contro la solitudine, la debolezza e il senso di inadeguatezza.
La nuova realtà lametina prende spunto dalla Piccola farmacia letteraria aperta a Firenze, in via Ripoli, da Elena Molini. Il libro diviene una cura per l’anima. Ogni volume ha una sua finalità risanatrice alla quale il lettore giunge leggendo il foglietto illustrativo che lo accompagna. Nella farmacia letteraria il bugiardino ha pertanto il compito di guidare nella scelta.
La farmacia letteraria di via Marconi si rivolge a pazienti grandi e piccini, proponendo percorsi che potremmo definire terapeutici per la mente e per lo spirito.
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Il caso lametino aggiunge però un valore alla “prescrizione”: medicina e letteratura s’incrociano infatti nel comune intento di tracciare la via della guarigione.