Una storia fuori dal Comune (Rubbettino) di Gianni Speranza, con Salvatore D’Elia, è il racconto del tentativo di rinascita di una città, visto attraverso il vissuto personale di chi ne è stato attore principale.
La cosa che più colpisce, leggendo Una storia fuori dal Comune, è senza dubbio la sincerità. Si avverte il suono di una voce spontanea, quella di una persona reale, che – per chi l’ha conosciuta – è immediatamente riconoscibile. È la voce di Gianni Speranza, sindaco di Lamezia Terme dal 2005 al 2015. Un decennio indimenticabile, ma complesso. Per Speranza, infatti, quegli anni si aprono con un’intimidazione – l’incendio della porta del Palazzo comunale – e si chiudono con un’altra, forse peggiore – da parte del boss Grande Aracri.
Al centro il rogo della palazzina dei Godino e la denuncia al racket di Rocco Mangiardi, ma anche la visita di un Papa e di un Presidente della Repubblica, che non smorzano una tensione abilmente tenuta a bada. Un decennio che vede il sindaco per i primi tre anni sotto scorta, ad accompagnare la figlia alla scuola materna seguito dai militari – “i nostri amici”, come li chiama la piccola Giulia – dopo essere entrato per la prima volta in sala consiliare attraverso quella porta data alle fiamme dai clan. Ma i problemi non sono solo questi: c’è un comune in dissesto, una rivoluzione civile e culturale da fare, che è in sospeso per Lamezia da troppo tempo.
Speranza ci prova. E, con semplicità, di quella piccola rivoluzione diventa il simbolo, agli occhi non solo dei suoi concittadini ma anche della stampa nazionale e internazionale. Lamezia diventa meno invisibile, più credibile nel suo anelito di rinnovamento, di fronte a un’opinione pubblica abituata – ancora oggi – a guardare alla Calabria e ai calabresi con precauzionale diffidenza. Realtà che non nasconde Antonio Padellaro, direttore del Fatto Quotidiano, nella sua prefazione.
Bisogna precisare però che Una storia fuori dal Comune non è un saggio politico: è piuttosto il racconto di questo tentativo di rinascita collettiva visto attraverso il vissuto personale di chi ne è stato attore. Un vissuto che è ormai possibile analizzare con il distacco e la saggezza degli anni, ma senza nascondere ciò che di intimo e di vero può rivelare al lettore o lasciare alla memoria di chi verrà, regalandogli la testimonianza luminosa che percorrere una strada diversa è sempre possibile.
Leggi anche la recensione de Il popolo di mezzo di Mimmo Gangemi
Edito da Rubbettino, il volume contiene i contributi dei giornalisti Gianfranco Manfredi e Salvatore D’Elia – già autore e coautore con Antonio Saffioti di altri fortunati libri-testimonianza.
Un libro da leggere non solo per la storia che racconta ma per l’onestà con cui la racconta, un libro da consigliare a chi la Calabria non la conosce o la conosce male, per farla uscire dal buio di ciò che sembra irrecuperabile ed è invece forse sotto i nostri occhi.
Giulia De Sensi