Recensioni: “Cronorifugio” di Georgi Gospodinov

Il sogno di ritornare indietro nel tempo, di vivere o rivivere un’altra epoca. Con Cronorifugio, edito Voland, Georgi Gospodinov ritorna nelle librerie italiane con un romanzo dedicato alla fuga del e nel tempo.

Malati di Alzheimer e di nostalgia si recano nella “clinica del passato” fondata dall’eccentrico Gaustìn, un uomo che pare appena giunto da un altro decennio; “poteva essere preso per un anarchico discreto, un hippy invecchiato o un predicatore di qualche chiesa poco nota”, non appartenente a nessuna categoria del mondo di oggi. Ossessionato dalle statistiche e dal passato, di “abitare un altro tempo e altre stanze”, un uomo a proprio agio in ogni tempo.

È lui il protagonista principale di Cronorifugio, l’ultimo romanzo del celebrato scrittore bulgaro Georgi Gospodinov edito da Voland nella traduzione di Giuseppe Dell’Agata.

“In questo romanzo tutti i veri personaggi sono inventati, solo quelli inventati sono veri.”

Su e giù per il palazzo, da un decennio del Novecento all’altro, Gaustìn riesce a catalogare e riprodurre perfettamente le atmosfere, gli odori e gli usi di ogni decennio, perfino di ogni anno specifico, lasciando oltremodo stupefatto anche lo stesso autore, suo fedelissimo seguace.

Ci si imbatte in un ufficio postale degli anni venti, testimone “di una comunicazione che viaggiava per giorni interi”, in case con arredi d’annata, in vecchi pacchetti di sigarette, in poster di antiche formazioni di calcio, nei settimanali femminili più letti, nelle vecchie Olivetti 32 con ancora un foglio inserito pronto per essere macchiato di nero, in musiche e mode d’epoca. L’istituto di Gaustìn non è però un semplice museo, una riproduzione sterile di un tempo che fu: lo scopo del bizzarro sognatore è ben altro: quello di evocare le sensazioni di un determinato periodo.

“Lotte, le chiesi senza preamboli, quale decennio sceglierebbe, gli anni ’60, ’70 o ’80?

Lei tacque un momento e mi dette la risposta più precisa che si può dare a questa domanda: Vorrei avere 12 anni in ognuno di loro.”

Partendo da Zurigo, succede che il successo della clinica si espande in tutta Europa, tanto che l’Unione indice addirittura un referendum sul passato – altro che Brexit – e che quindi ogni nazione, ognuna con una sua clinica piena di uomini che volontariamente scelgono di rifugiarsi nel passato, “persone pronte a pagare per morire felici”, può adottare un nuovo, vecchio calendario e scegliere a quale passato affidarsi per il futuro che verrà.

“Si profila un tempo in cui sempre più persone vorranno nascondersi nella loro grotta e tornare indietro. […] Dobbiamo essere pronti con rifugi antiaerei del passato. Chiamali pure, se vuoi, ‘cronorifugi’.”

Sono molte le storie raccolte da Georgi Gospodinov e dal suo alter ego Gaustìn in Cronorifugio; storie di vite vissute o non vissute, superflue, ignorate o prossime a essere dimenticate. Come quella di una anziana donna che ogni volta che entra in un bagno crolla in una crisi isterica incontrollabile: è una donna sopravvissuta ad Auschwitz che vede il nero passato ripiombarle addosso non appena i suoi occhi incrociano i tubi di una doccia.

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Cronorifugio è un romanzo ironico e venato da una certa nostalgia; quella italiana rappresenta la prima traduzione mondiale del libro con il quale l’autore si è aggiudicato per la seconda volta l’importante Premio letterario nazionale per il romanzo bulgaro dell’anno.

Antonio Pagliuso