“L’orrore e la bellezza” di Davide Cerullo è un romanzo che offre una storia affilata, capace di infilarsi sottopelle come una scheggia, e bruciare anche dopo aver sfogliato l’ultima pagina.

Non capita spesso di sentirsi talmente in simbiosi con un personaggio da percepirne le paure, le angosce, i sogni, le illusioni. Eppure, è esattamente ciò che accade leggendo L’orrore e la bellezza – storia di una storia, il libro di Davide Cerullo edito da AnimaMundi.

Il romanzo è la cronaca della vita di un uomo, lo stesso Davide Cerullo, che si lascia travolgere dai ricordi che lo hanno portato a incarnare più vite in una sola. La prima, da ragazzino di periferia con le tasche piene di falsi idoli. La seconda, da fondatore dell’associazione “L’albero delle storie” che dona ai bambini strumenti con cui affrontare e cambiare la realtà attraverso la creatività, il dialogo e i libri.

È proprio l’autore a raccontarsi in prima persona, e decide di farlo attraverso una serie di passaggi autobiografici e digressioni volte a far sentire la propria voce, netta e decisa nel condannare la condizione di degrado in cui versava la periferia nord di Napoli negli anni ’70 e ’80.

“Casa mia era un casolare di campagna fatto di tufo, pietra vulcanica, come ogni cosa da quelle parti. Aveva due camere, un bagno minuscolo, un cucinotto e due finestre.”

Già dalle prime pagine si è letteralmente catapultati all’interno del piccolo universo di Davide. Uno spazio angusto, talmente opprimente da soffocare persino l’innocenza di un bambino, imprigionato in un’infanzia priva di affetto, fatta di violenze, tradimenti e dolori appena sussurrati tra i “rumori neri della notte”. Non sarà difficile, per Davide Cerullo e i suoi cari, rimanere intrappolati nei subdoli ingranaggi che governano Scampia, dove il male e il bene sono separati dalla sottile linea della disperazione.

È tra le vie polverose delle Vele che Davide scopre di non poter resistere al fascino della strada, che diventa scuola e fonte di potere, denaro, ammirazione.

“La sola cosa che mi faceva sentire vivo, e in cui mi identificavo, era il senso di appartenenza che assorbivo dalla vita di strada, dagli esempi di persone adulte, criminali, al cui fascino di onnipotenza non riuscivo a sfuggire: mi piaceva proprio, ne ero pienamente catturato, sedotto.”

E poi i primi incarichi come corriere della droga, lo spaccio, i colpi di pistola, la gambizzazione, la voglia di vendetta, l’arresto, il carcere, la redenzione. Il tutto raccontato senza alcun filtro, con un linguaggio semplice e crudo, come se l’autore volesse farci assaggiare il sapore rancido del tormento che lui stesso ha provato.  

Nel suo romanzo, Davide Cerullo scolpisce emozioni come un’abile artigiano, intagliando una storia che, per certi versi, è la storia di tutti. Tra gli spazi bianchi lasciati dalle sue parole, si nascondono le debolezze di ognuno di noi, le fragilità, la voglia di riscattare la propria vita lottando contro un destino che l’ha resa priva d’amore. Ed è proprio sul concetto di ammore, come lui stesso lo definisce, che l’autore esprimere al meglio la sua amarezza, accendendo i riflettori sulla condizione di vulnerabilità dei bambini di Scampia, vittime di un sistema cieco e indifferente.

“Spesso, troppo spesso certi bambini sono talmente tagliati fuori da ogni universo globalmente buono, sano, dove viene loro, senza mezzi termini, formulata una frettolosa diagnosi di irrecuperabilità, e questo non avviene solo da parte di genitori assenti, inesistenti, o da insegnanti demotivati, ma anche, e forse soprattutto, da una politica irresponsabile che non si sogna proprio la gravità delle conseguenze di certe mancanze.”

In definitiva, L’orrore e la bellezza è un romanzo che offre una storia affilata, capace di infilarsi sottopelle come una scheggia, e bruciare anche dopo aver sfogliato l’ultima pagina. Ma è anche una storia delicata, ricca di tenerezza e passione, che arriva al cuore senza preavviso e lo inonda di speranza.

Alexandro Lupis