Recensioni: “Voltarsi” di Antonio Bux

“La sofferenza // è l’ultima risorsa // tra gli abissi // del reale” e un viaggio tra gli abissi dell’inconscio è questo ultimo lavoro di Antonio Bux, Voltarsi (Graphe.it).

Versi scarni che diventano vere e proprie discussioni con se stesso col proseguire delle pagine. La disposizione del testo è un crescendo, un percorso che da intimo e minimalista diventa un grande specchio su cui riflette la realtà.

“Ho amato eppure niente // è rimasto a forma di me // così mi hanno amato // col cuore spaventato.”

Le paure e l’amore diventano un tutto, una inquieta rassegnazione che sembra non offrire vie di fuga: “Come cantano i morti // i giorni guardati sparire // quando nessuno vive // l’amore questo passare”.

Quella di Antonio Bux è una poetica estemporanea all’apparenza ma che riversa sul foglio pensieri che si avverte hanno scavato nell’animo dell’autore strade impervie e incerte. La scrittura è il fiume che attraversa queste strade e le rende percorribili: “Distruggere il pensiero // potessi con la mano // ma la mano scrive // sola si estrae dal corpo”.

Voltarsi obbliga il lettore a torsioni del pensiero, a mantenere alta la soglia di concentrazione per cogliere le sfumature e non restare ingabbiato nell’archetipo della poesia ermetica: la brevità della composizione implica un lavorio interiore che condensi in pochi lessemi un intero universo emotivo. È un tranello in cui si è tentati di cadere nei primi versi seppur l’intento di Bux sia chiaro in ogni unità metrica e si apra sul finale della raccolta.

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“[…] giorni come // fiori, ritorno a un solo gambo” e anche noi lettori torniamo a rileggere le prime pagine una volta terminato il libro, le guardiamo con occhi nuovi, come avessimo finalmente compreso il fine e il tragitto di questa via arzigogolata nella mente poetica di Antonio Bux.

Letizia Cuzzola