Destinata inizialmente alla collocazione nel porto di Calais, l’opera di Alessio Patalocco sarà esposta al Museo d’Arte del Bosco della Sila, in Calabria, crocevia di popoli e culture.

Comunicato stampa

Alle porte della Sila catanzarese, in prossimità del parco espositivo che comprende più di 35 opere prodotte site-specific da artisti nazionali e internazionali ospitati negli anni nelle residenze artistiche e distribuite in 30.000 mq di bosco, accadono congiunzioni astrali che permettono di coniugare l’estetica dell’arte con l’etica e i temi umanitari.

È stato, infatti, un incontro fortuito a rendere possibile quest’operazione dal grande valore artistico e sociale in collaborazione con Amnesty International Italia: “Durante una mostra, l’art manager Antonella Bongarzone ci ha presentato l’artista Alessio Patalocco che aveva realizzato quest’opera nell’ambito di una campagna di divulgazione e sensibilizzazione sui grandi temi umanitari attraverso i linguaggi dell’arte urbana. Sostenuta nel 2017 dall’ONG e destinata ad essere collocata nel porto di Calais, in Francia, non solo in qualità di luogo della Giungla dei migranti ma anche come crocevia di scambi culturali e commerciali, è stata invece rifiutata dall’amministrazione locale, come chiaro e netto gesto politico di chiusura contro il tema dell’accoglienza” così Mario Talarico ed Elisabetta Longo, rispettivamente fondatore e direttrice del MABOS, rintracciano il momento in cui hanno compreso che la forte vocazione etica dell’opera avrebbe potuto trovare la massima espressione nel museo calabrese fondato nel 2017.

E così è stato: l’artista ternano, sostenuto sempre da Amnesty International Italia, ha proceduto con la donazione di Voyage à Calais che non poteva che approdare in luogo simbolico come la Calabria, territorio segnato, tra passato e presente, da storie di migrazione e accoglienza.

Il rifiuto dell’opera da parte di Calais è stato sintomatico – afferma – anche se come individui ci viene istintivo voltare lo sguardo altrove per fuggire dalle cose che ci fanno sentire in colpa o soffrire, come comunità abbiamo sempre il dovere di essere duri di fronte alle intolleranze o ai razzismi che oggi si raccontano spesso con altri termini, ma che non cambiano nella sostanza. In fondo questa storia insegna che laddove c’è qualcuno che ti respinge da un’altra parte ci sarà qualcuno che ti accoglie proprio per quello che sei.”

Il viaggio è il leitmotiv dell’opera di Alessio Patalocco che, come evidenzia l’art manager Antonella Bongarzone “rappresenta l’oggetto fisico e simbolico di un diario, dove l’uomo è essere-in-transizione in continua prossimità con l’infinito, disegnando un’incontenibile progetto di libertà”.

“Voyage à Calais” Alessio Patalocco

Composta da tredici lastre di ferro, piegate e saldate, naturalmente arrugginite e verniciate con spray bianco e nero, l’opera traduce in azione artistica la resistenza materiale dei corpi riaprendo la questione irrisolta tra la peregrinazione dello spirito e la corporeità dell’unità.

Ricorda le barche dei migranti, ma anche un nastro che racconta una storia per immagini ispirate all’arte rupestre, ma realizzate con mezzi primitivi dell’arte di strada.”

Foto Andrea Samonà