Aldo Manuzio, l’uomo che inventò il libro tascabile

Umanista, letterato, ellenista e editore visionario, Aldo Manuzio è il padre del libro come siamo abituati a conoscerlo oggi. A lui si deve pure l’invenzione del carattere corsivo e del punto e virgola.

Quanto è bello ritirarsi a letto, magari in una delle prime fredde serate di inizio inverno, con la coperta tirata sul collo e in mano un libro? È una sensazione di beatitudine certamente conosciuta ai lettori, ma impossibile fino a qualche secolo fa. Non certo perché le temperature un tempo fossero ben più miti rispetto a oggi – come qualcheduno vorrebbe farci credere –, ma perché le dimensioni dei libri non sono sempre state contenute come nella nostra epoca ed esiste una persona che può essere definito l’inventore del libro nel formato a noi oggi conosciuto.

Aldo Manuzio, l’inventore del libro tascabile

“L’ho inventato io!”, direbbe un notissimo conduttore tv attivo a cavallo fra la seconda metà del Novecento e la prima parte del nostro XXI secolo. La storia che raccontiamo è però risalante ai secoli XV e XVI, nel cuore del Rinascimento europeo. Uno dei protagonisti di quella stagione d’oro per la cultura del Vecchio Continente fu senza dubbio Aldo Manuzio, l’uomo che sul finire del Quattrocento rivoluzionò la stampa e definì le attuali dimensioni del libro.

Aldo Manuzio nacque fra il 1449 e il 1452 a Bassiano, centro montano vicino all’attuale comune di Sezze (in provincia di Latina). Dopo aver ricevuto la formazione in latino e greco a Roma e a Ferrara, nel 1482 si ritirò a Mirandola dal celebre umanista Giovanni Pico. Passo successivo, nel 1489, fu l’approdo a Venezia.

Venezia, città cosmopolita e massimo centro culturale d’Europa

Durante quell’ultimo scorcio del XV secolo, fra una epidemia e una guerra contro i turchi, la città della omonima Repubblica era vivace, multietnica, popolosissima – circa centocinquantamila abitanti su una popolazione, entro gli attuali confini italiani, di meno di dieci milioni di anime, in lenta ripresa dopo la funesta Peste Nera della metà del Trecento –, dove prosperavano sia il commercio sia le attività culturali.

Nella città lagunare si era diffusa la tecnica della stampa moderna, brevettata, in Europa, qualche decennio prima dal tipografo tedesco Johannes Gutenberg. Venezia contava numerose stamperie – dalle quali uscivano il 75% dei libri stampati in Italia – ed era questa la ragione che spinse Manuzio a stabilirvisi.

L’uomo conquistò presto le simpatie della cosmopolita intellighenzia locale – composta anche da qualche migliaio di esuli di Costantinopoli, fuggiti dopo la conquista ottomana del 1453 – e nel 1495 fondò, come socio di minoranza ma di spiccata iniziativa, una società editrice con il libraio Andrea Torresano – la cui figlia, Maria, sposerà nel 1505 – e Pietro Francesco Barbarigo, figlio del doge Agostino.

Manuzio, editore rivoluzionario e imprenditore moderno

Letterato, umanista ma con almeno un occhio al denaro, già in quel primo anno di società Aldo Manuzio stampò la grammatica greca Erotémata di Costantino Lascaris e cominciò l’edizione dell’opera omnia di Aristotele (completata nel 1498). Dalle porte della società uscì anche l’editio princeps di Aristofane (la prima edizione a stampa di un’opera divulgata fino ad allora soltanto manoscritta) e le opere di Poliziano.

Nel 1499 Manuzio e la sua compagnia si dedicarono alla pubblicazione di Hypnerotomachia Poliphili di Francesco Colonna, “il più pregiato libro a figure del Rinascimento”, considerato, al pari di altre edizioni manuziane, un tesoro dai bibliofili. Più avanti pubblicò anche gli Adagia dell’amico Erasmo da Rotterdam. Era il 1508 e a quel tempo il tipografo italiano si era già reso protagonista di almeno tre grandi rivoluzioni.

Le invenzioni di Aldo Manuzio

Manuzio, di fatti, aveva regolato la punteggiatura, definendo il ruolo del punto, della virgola, degli accenti e dell’apostrofo e introducendo per la prima volta il punto e virgola.

Nel 1501, inoltre, aveva adottato l’innovativo corsivo inciso (l’italico, poi detto anche aldino), opera del grande disegnatore di caratteri Francesco Griffo da Bologna, che nei decenni successivi ispirò lo stile Garamond, inventato dal tipografo francese Claude Garamond, e utilizzato in quasi tutti i libri pubblicati in Italia.

Soprattutto, però, l’editore aveva inventato il libro tascabile – conosciuto presto col termine greco ἐγχειρίδιον, “che sta in una mano” –, più compatto, che sostituì gli enormi libroni non leggibili senza il supporto di un leggio e riservati soltanto a un esiguo gruppo di eletti.

Dal voluminoso formato in-folio a quello in-ottavo

Questa fu la più grande rivoluzione di Aldo Manuzio che portò il libro dal formato in-folio (che si otteneva piegando un foglio intero una volta dal lato minore) a quello in-ottavo (col foglio intero che veniva piegato ben tre volte, dividendolo così in otto fogli di piccole dimensioni). Già in quel 1501 dalla stamperia di Manuzio, fra le migliori della città che era oramai divenuta la capitale europea della stampa, uscì in-ottavo l’Eneide di Virgilio.

Aldo Manuzio aveva intuito che una platea sempre più vasta era intenzionata a entrare a contatto con i libri; aveva percepito che stava per concludersi l’era dei libri riservati solamente agli studiosi, ai letterati. Grazie a questa straordinaria ideazione, il libro infatti diventò un bene più maneggiabile e trasportabile, un oggetto culturale che poteva passare più facilmente di mano in mano e quindi, piano piano, più fruibile per tutti.

Variante della marca tipografica di Aldo Manuzio. Foto disponibile nella biblioteca digitale BEIC e caricato in collaborazione con Fondazione BEIC di pubblico dominio condivisa via Wikipedia

Il marchio di Manuzio

Di quegli anni ruggenti pure la creazione dell’iconico marchio tipografico con l’àncora attorniata da un delfino. Appassionato degli studi intorno alla civiltà greca antica, degli amati classici, Manuzio curava personalmente l’introduzione e la prefazione dei testi, che spesso attirava più del libro stesso. Inoltre, si dedicava alla cura filologica dei testi, alla ricerca delle migliori traduzioni, delle carte e delle rilegature più eleganti e pregiate.

La casa editrice di Aldo Manuzio era una fucina di creatività destinata a lasciare il segno e a influenzare l’editoria dei secoli successivi. Quando lo colse la morte, il 6 febbraio 1515, Manuzio aveva all’attivo la stampa di circa 130 edizioni in greco, in latino e in volgare di contemporanei e classici.

Il libro tascabile oggi

Il tascabile oggi gode di buonissima salute, risultando utile anche alle finanze delle case editrici per cui risulta assai più conveniente pubblicare o ripubblicare un libro nel formato ideato più di cinquecento anni fa da Manuzio; spesso, in una epoca di crisi editoriale sotto molteplici aspetti, il solo metodo per fare restare e ritornare un libro sugli scaffali-lavatrici delle librerie del Paese.

Aldo Manuzio

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Antonio Pagliuso