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Una miniserie Sky Original e l’ultimo romanzo di Enrico Ianniello ci raccontano di Alfredino e della tragedia che 40 anni fa commosse e straziò il Paese in diretta tv 

La tragedia di Vermicino

La sera del 10 giugno del 1981, Alfredo Rampi – per tutti Alfredino – non fa ritorno a casa. Il bambino, 6 anni, sta trascorrendo alcuni giorni di vacanza insieme alla famiglia nelle campagne di Vermicino, tra Roma e Frascati. Quella sera, insieme al padre e alcuni amici, esce a fare una passeggiata nei campi che circondano il paese; poi, chiede di proseguire verso casa da solo. Quando il padre, intorno alle 20.00, torna all’abitazione scopre che Alfredino non c’è. La famiglia allerta le forze dell’ordine.

Iniziano le ricerche. Tra le zone ispezionate c’è anche un terreno vicino alla casa dei Rampi, dove erano in corso lavori per costruire una nuova abitazione. Lì c’è un pozzo, ma l’ingresso è coperto da una lamiera perciò si esclude che Alfredino si trovi lì. È la solerzia e l’insistenza di un poliziotto a spingere nuovamente la direzione delle ricerche proprio verso quel pozzo. Quando l’agente arriva sul posto vi infila la testa e li sente: i lamenti del piccolo Alfredo. Il proprietario del terreno aveva ricoperto il buco dopo che il bimbo vi era già caduto, senza rendersi conto della presenza di Alfredino.

Appare immediatamente la complessità dei soccorsi: l’imboccatura del pozzo è larga solamente 28 cm e la galleria è profonda almeno 80 metri, con pareti piuttosto frastagliate. All’interno viene calata una lampada che rivela che il bimbo è bloccato a una profondità di circa 36 metri. I soccorritori calano una tavoletta di legno nel pozzo, per permettere al bambino di aggrapparvisi, ma questa si incastra a 24 metri e la corda a cui è legata si spezza: il primo tentativo di salvare Alfredino fallisce. Anzi, il pozzo ora risulta ostruito.

Quella stessa notte arrivano sul posto anche i tecnici della Rai, richiamati dalla notizia, che, calando la propria strumentazione nel pozzo, permettono ai soccorritori di comunicare con il bambino. 

Sandro Pertini all’imboccatura del pozzo. Foto pubblico dominio da Wikipedia

Intanto, si decide di tentare un’altra strada: scavare due tunnel. Ma non si fanno fatto i conti con il terreno molto duro e difficile da perforare.

Alfredino, affetto da cardiopatia congenita − avrebbe dovuto essere operato di lì a poco −, inizia a lamentarsi e chiede da bere; alterna momenti di veglia e di sonno.

I telegiornali Rai iniziano la diretta da Vermicino. Vogliono seguire il salvataggio del piccolo, previsto di lì a breve. Nel corso della giornata, sul posto si raccolgono inoltre migliaia di curiosi, attirati anche dall’arrivo dell’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini, che si fa dare il microfono per poter parlare con il bambino.

Pertini si trattiene per tutta la serata e la notte, fino al mattino dopo, attirando se possibile ancora di più l’attenzione dei media e del pubblico. Tutti vogliono sapere, e vedere. La zona non è delimitata, tanto che chiunque può persino arrivare all’imbocco del pozzo artesiano e guardavi dentro. Mancanza di coordinamento e organizzazione rendono evidenti le difficoltà della macchina dei soccorsi.

Alfredino muore in diretta tv

Nonostante ostacoli tecnici e rallentamenti, le operazioni di salvataggio proseguono senza sosta. Le condizioni del piccolo iniziano però a peggiorare e dal mattino del 12 giugno Alfredino smette di rispondere ai soccorritori. La sera la perforazione dei tunnel è terminata e il cunicolo orizzontale appena scavato arriva a 34 metri. Ma a quel punto si scopre che, probabilmente a causa delle forti vibrazioni, il bimbo è scivolato molto più in basso. Alfredino ora si trova a 60 metri di profondità, inghiottito dall’oscurità.

Rimane una soluzione: qualcuno deve calarsi nel pozzo.

Dopo i tentativi di alcuni speleologi, si fa avanti un volontario. È Angelo Licheri, 37enne piccolo di statura e molto magro, a calarsi per tutti i 60 metri di profondità e a raggiungere Alfredino. Riesce a toccarlo, gli toglie il fango dagli occhi e dalla bocca, gli parla. Tenta di allacciare l’imbracatura per tirarlo fuori, ma ogni volta si sfila. Cerca anche di prendere il bambino per le braccia, ma Alfredino scivola ancora più in profondità. Licheri dovrebbe stare giù non più di 25 minuti, il massimo per un’operazione a testa in giù, ma vi rimane per 45 minuti.

Il volontario viene riportato in superficie, senza Alfredino. Altri provano l’impresa che si conclude con un nulla di fatto. L’ultimo, uno speleologo, raggiunge il bambino all’alba del 13 giugno, ma ne constata la morte. Il corpicino verrà recuperato un mese dopo la caduta. 

La tragedia di Vermicino ha devastato l’intero Paese, tenendo tutti con il fiato sospeso. Molti hanno pianto per il piccolo Alfredino Rampi. Una vicenda che ha avuto anche una grande risonanza mediatica: il primo evento trasmesso in diretta tv non stop e a reti unificate seguito da oltre 21 milioni di persone. Le ultime 18 ore di riprese e di vita di Alfredino Rampi, la tv del dolore e una morte in diretta tv.

Grazie alla determinazione e alla lunga battaglia di Franca Rampi è sorto il Centro Alfredo Rampi e, con l’appoggio di Sandro Pertini, fu ufficialmente istituita la Protezione civile.

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Alfredino, laggiù di Enrico Ianniello

In uscita il 10 giugno per la collana I narratori di Feltrinelli, Enrico Ianniello torna con il romanzo Alfredino, laggiù. Un libro intessuto di commozione nel ricordo vivo dell’incidente che sconvolse il Paese esattamente 40 anni fa.

La trama

È fine maggio, Marco e Aurora compiono dieci anni. Durante la loro festa di compleanno, Marco cade su una recinzione procurandosi un taglio profondo alla gamba. «Papà, stai con me», sussurra all’orecchio di Andrea che corre a prenderlo tra le braccia. Poche parole che riportano bruscamente alla memoria di Andrea la vicenda di Alfredino Rampi, caduto in un pozzo a sei anni, nel 1981.

A giugno la famiglia si trasferisce in collina, dove l’inquietudine di Andrea cresce: Alfredino diventa un’ossessione che non lo lascia più, il mondo di tutti i giorni gli appare incomprensibile. Finché il calendario segna il 10 giugno, data della caduta.

Dopo una giornata difficile, Andrea finalmente va a dormire, spegnendo la luce con un clic. E lo ritroviamo imbragato, pronto per scendere a salvare Alfredino. Laggiù – o lassù che sia, perché le coordinate spaziotemporali non hanno più senso e l’unica guida è la stella Alfecca Meridiana, perfettamente al centro del buco ormai lontano – insieme al bimbo in canottiera a righe ritrova tanti personaggi legati alla propria vita: dal vecchio punk di paese senza un braccio alla giovane organista di cui era stato innamorato, che ora suona con le mani ricoperte di muschio; dal comico ipnotico e malinconico, piantato sul palcoscenico come un albero, alla squadra di calcio dell’oratorio fatta di ragazzini a cui ora crescono profumati gelsomini sotto le ascelle.

Alfredino conduce Andrea in un viaggio che si sviluppa tra deserti notturni, sfavillanti centri commerciali desolati, parchi neoclassici ricoperti di neve e stradine di periferia dai profumi mediorientali, attraverso un paese interiore più ricco, brillante e pieno di riflessi della vita vera.

L’autore

Enrico Ianniello  è un attore, regista e traduttore. Ha lavorato a lungo nella compagnia di Toni Servillo. Dal catalano ha tradotto le opere di Pau Miró, Jordi Galceran, Sergi Belbel. Al cinema ha lavorato con Nanni Moretti, in televisione è il commissario Nappi della serie “Un passo dal cielo”. La vita prodigiosa di Isidoro Sifflotin (Feltrinelli, 2015), il suo primo romanzo, ha vinto il Premio Campiello Opera Prima 2015 e diversi altri premi, tra cui il Premio John Fante Opera prima 2015, il Premio Cuneo 2015 e il premio Selezione Bancarella 2015. Per Feltrinelli ha pubblicato anche, nella collana digitale Zoom Flash, Appocundría (2016) e il romanzo La Compagnia delle Illusioni (2019).

Alfredino – Una storia italiana, la miniserie Sky Original

Due appuntamenti, il 21 e 28 giugno su Sky Cinema e in streaming su NOW portano sullo schermo la storia del piccolo Alfredo Rampi, caduto e morto in un pozzo artesiano nelle campagne laziali.

Un produzione Sky Original con Marco Belardi per Lotus Production, società Leone Film Group, con la regia di Marco Pontecorvo e la sceneggiatura di Barbara Petronio e Francesco Balletta. L’attrice Anna Foglietta vestirà i panni di Franca Rampi; Luca Angeletti sarà il padre di Alfredo, Ferdinando Rampi; vedremo Riccardo De Filippis nei panni di Angelo Licheri, “l’Angelo di Vermicino”; Massimo Dapporto sarà invece il Presidente della Repubblica Sandro Pertini.

Un trauma collettivo che questa serie vuole raccontare animata dalla speranza di aiutare a elaborarlo e superarlo. Un evento doloroso che appartiene alla memoria storica dell’Italia.