Giuni Russo, la regina delle estati italiane

Oggi avrebbe compiuto settant’anni Giuni Russo, indiscussa regina delle estati italiane. Le sue canzoni sono ancora oggi, a oltre venticinque anni dalla morte, le più ascoltate della bella stagione.

Facciamo un gioco. Io comincio a canticchiare l’inizio del ritornello di un brano e voi lo proseguite: “Un’estate al mare, voglia di remare…”. Bene, proseguiamo: “Coprimi stasera la rugiada, mi fa tremare. Portami a ballare oppure altrove…”. Ancora un altro: “Voglio andare ad Alghero…”.

Le conosciamo tutte, da anni segnano le nostre vacanze estive, i nostri pomeriggi in spiaggia e le nostre spensierate serate sotto le stelle: sono Un’estate al mare del 1982, Mediterranea del 1984 e Alghero del 1986, tutti singoli cantati da una sola – e unica – interprete: Giuni Russo. Tre canzoni simbolo dell’estate, al pari di altre cantate dall’artista come Sere d’agosto e Limonata cha cha cha: un autentico miracolo musicale reso realtà grazie alla sua voce potente, capace di raggiungere punti che altri non riuscivano neppure a vagheggiare.

Come le onde del mare che bagna la sua Sicilia, nel corso della sua carriera Giuni Russo, scomparsa il 14 settembre 2004 per un male incurabile, ha ondeggiato tra vari generi musicali: dal jazz al blues, dalla musica leggera al pop.

Giuni Russo era nata a Palermo il 7 settembre 1951, settant’anni fa, penultima dei nove figli di Pietro Romeo. Giuseppa Romeo, questo il suo vero nome, comincia ad appassionarsi prestissimo al canto, seguendo le orme della madre, un soprano.

Dopo una lunga gavetta – partecipazioni al festival di Castrocaro, festival di Sanremo, Festivalbar, Cantagiro e Un disco per l’estate – e il trasferimento a Milano dove conosce la musicista e produttrice Maria Antonietta Sisini, che diventerà anche compagna della sua vita, nel 1975 arriva la pubblicazione di Love Is a Woman, il suo primo 33 giri firmato con lo pseudonimo di Junie Russo. In quegli anni la Russo inizia anche una proficua collaborazione con il conterraneo cantautore Cristiano Malgioglio che le scrive i testi di alcuni singoli come Mai e Soli noi.

Giuni Russo, la regina delle estati italiane
Foto di Medi1976 – Opera propria condivisa via Wikipedia con licenza CC BY-SA 4.0

In questa prima fase di carriera Giuni Russo dimostra già un “talento naturale e sbalorditivo”, parole al miele di Franco Battiato, tra i primi estimatori dell’artista. Grazie alla sua intercessione, Giuni Russo conosce Caterina Caselli e firma un contratto con la casa discografica CGD che la porta alla pubblicazione del fortunato album, sperimentale e rivoluzionario, Energie.

Successivamente ad alcuni contrasti con la CGD, nonostante i grandi successi di Un’estate al mare e Mediterranea, nella seconda metà degli anni ottanta Giuni Russo passa alle etichette Bubble Record ed EMI.

Negli anni novanta la cantante si dedica alla sperimentazione di vari generi, fin quando nel 1999 scopre il suo male, un cancro che la consuma giorno dopo giorno, allontanandola per lunghi periodi dalle scene.

Nell’inverno 2003, visibilmente provata dalle cure, ritorna al Festival di Sanremo dopo trentacinque anni dalla ultima volta; questa sarà una delle sue ultime apparizioni televisive prima della morte. Al festival della canzone italiana si presenta con lo struggente Morirò d’amore (Le tue parole) – brano che era stato bocciato già due volte, nell’89 e nel ’97, dalla commissione sanremese – con il quale si piazza al settimo posto generale, al secondo gradino per il premio della critica “Mia Martini” e riceve il premio per il miglior arrangiamento, composto per l’occasione dall’amico Franco Battiato e Roberto Colombo.

Giuni Russo si spegne nella sua casa di Milano nella notte tra il 13 e il 14 settembre 2004. Aveva da poco compiuto cinquantatré anni. Oggi l’indimenticata cantante, autrice di melodie iconiche della bella stagione destinate a essere cantate ancora per decenni, riposa al cimitero maggiore di Milano.

Antonio Pagliuso

Foto di GiuniSpain – Opera propria condivisa via Wikipedia con licenza CC BY-SA 4.0