“Tra le tue sgrinfie” (Manni) è l’ultimo romanzo di Giuseppe Benassi

Tra le tue sgrinfie è il titolo del romanzo di Giuseppe Benassi, pubblicato da Manni. La storia ha il suo avvio durante “una splendente e profumata domenica pomeriggio di primavera”, quando l’avvocato Leopoldo Borrani, protagonista dei romanzi di Benassi, incontra un vecchio compagno di scuola, tale Aurelio Mazza, già “re della spazzatura”, come veniva soprannominato per la sua attività di imprenditore nel campo dei rifiuti, ora finito in disgrazia proprio a causa del suo lavoro che ha attirato l’invidia di molti avversari.

 

La gestione dei rifiuti è un grande affare per le criminalità, specie al Sud. Come crede si possa risolvere l’annoso caso se la connivenza tra mafie e politica, anche in questo settore, gode di così buona salute?

«Francamente non ho nessuna risposta se non banale (non sono Saviano, ahimè).»

 

“Il dolore lo aveva liberato, purificato da ogni falsità, ogni alibi, ogni scusa.” Ritiene dunque che l’esperienza diretta di un dolore – riferimento chiaro al tanto di moda “Ne usciremo migliori” – possa davvero far rinsavire un uomo?

«Più che rinsavire, almeno far cadere le impalcature delle falsità che ci siamo e ci hanno costruite addosso.»

 

Nel libro gioca un ruolo fondamentale il destino – benevolo o avverso – cui i protagonisti si affidano. Può essere lecito per un avvocato, un uomo di legge, credere nel destino?

«Quella dell’esistenza o meno del destino, e in che cosa esso consista, è una delle grandi eterne domande della filosofia. Le risposte (non c’è; è metafisico – Dio, Provvidenza, Fatum ecc.; non è metafisico – carattere, sessualità, genealogia, astri rotanti, linee della mano ecc.) sono moltissime; quindi, il problema resta ovviamente aperto e irrisolto. A ciascuno la sua risposta. Quella più sensata e onesta mi sembra quella di Schopenhauer: “Qualcosa c’è”.»

 

C’è una parte, sul finale del romanzo, molto forte e interessante in cui sostiene che la musica può rendere pazzi. Chi la compone e chi la ascolta. Per caldeggiare la fatalità della musica, cita la Listzmania causata dalle musiche del compositore Franz Liszt e gli isterismi musicali partiti dalla seconda metà del Novecento. Ci può dire qualcosa in più su questo pensiero?

«Citerei il romanzo: “La musica ha un potere terribile. È pericolosa. Bisognerebbe ascoltarne pochissima, e solo di ottima qualità. In principio non era il verbo, era un suono. Ascoltare vera musica, musica profonda, è come scoperchiare un vulcano, risalire all’inizio di tutto. Va maneggiata con cura, come un esplosivo. Magia nera allo stato puro. I musicisti giocano col fuoco, che hanno rubato agli dèi. Sanno aprire le botole dell’inferno. La grande musica svela il mondo sottostante, il mondo infero, o quello superiore: e, forse, i due coincidono”.»

 

In Tra le tue sgrinfie mostra una scrittura pungente e a tratti maligna – che a noi cattivisti, contrario di buonisti, piace. L’uomo Giuseppe Benassi si discosta dall’autore Giuseppe Benassi?

«L’importante è deviare la naturale cattiveria, o aggressività umana, in forme accettabili, non lesive e magari utili. Ci sono decine di mestieri che la richiedono, dal macellaio al chirurgo… all’avvocato. Il romanzo è poi ambientato a Livorno, dove una sana cattiveria popolare regna sovrana.»