Premio Corrado Alvaro – Libero Bigiaretti: vince Giorgio Fontana con “Prima di Noi”

È Giorgio Fontana con il romanzo Prima di noi (Sellerio) il vincitore della VII edizione del Premio Alvaro-Bigiaretti. Il romanzo ha ottenuto la maggioranza dei voti sia della giuria scientifica sia della giuria popolare.

Comunicato stampa

Il Comitato Direttivo del Premio, organizzato dal Comune di Vallerano in collaborazione con Associazione Culturale “Corrado Alvaro – Libero Bigiaretti”, presieduto da Giorgio Nisini e riunito nella casa di campagna dei due scrittori, ha scelto come vincitore il romanzo di Giorgio Fontana, già vincitore del Premio Campiello 2014 con il libro Morte di un uomo felice, che ha superato gli altri quattro autori finalisti del Premio: Desideri deviati di Edoardo Albinati (Rizzoli); Il ritratto di Ilaria Bernardini (Mondadori); Kolja. Una storia familiare di Giulia Corsalini (Nottetempo) e Cuore di furia di Romana Petri (Marsilio).

Giorgio Fontana cinquina del Premio Corrado Alvaro – Libero BigiarettiLa cerimonia di premiazione si terrà in presenza (nel rispetto delle norme anticontaggio) sabato 23 ottobre a Vallerano (provincia di Viterbo) alle 10.30. La Giuria scientifica del Premio Corrado Alvaro – Libero Bigiaretti è composta da Giuseppe Antonelli, Carla Carotenuto, Alfredo Luzi, Melania Mazzucco, Anne-Christine Faitrop-Porta, Fabrizio Ottaviani, Paolo Palma, Sergio Pent, Carlo Picozza, Graziella Pulce, Eugenio Ragni, Fabio Stassi, e da una Giuria popolare costituita da rappresentanti di arti, mestieri, associazioni del territorio, mondo giovanile e studentesco. I libri sono valutati anche da una Giuria studentesca composta da una selezione di studenti dell’Università della Tuscia e da una rappresentanza di studenti appartenenti a diversi Istituti di istruzione secondaria di II grado di Viterbo e provincia. A questa ultima giuria sarà chiesto di assegnare il Premio Alvaro – Bigiaretti Studenti entro il mese di settembre.

Il libro vincitore

Una famiglia del Nord Italia, tra l’inizio di un secolo e l’avvento di un altro, una metamorfosi continua tra esodo e deriva, dalle montagne alla pianura, dal borgo alla periferia, dai campi alle fabbriche. Il tempo che scorre, il passato che tesse il destino, la nebbia che sale dal futuro; in mezzo un presente che sembra durare per sempre e che è l’unico orizzonte visibile, teatro delle possibilità e gabbia dei desideri.
È questo il paesaggio in cui vivono e muoiono i personaggi di Giorgio Fontana, i Sartori, da quando il primo di loro fugge dall’esercito dopo la ritirata di Caporetto e incontra una ragazza in un casale di campagna. Poi un figlio perduto in Nordafrica, due uomini sopravvissuti e le loro nuove famiglie, per arrivare ai giorni nostri: quelli di una giovane donna che visita la tomba del bisnonno, quasi a chiudere un cerchio. Quattro generazioni, dal 1917 al 2012, che si spostano dal Friuli rurale alla Milano contemporanea affrontando due guerre mondiali e la ricostruzione, la ricerca del successo personale o il sogno della rivoluzione, la cattedra in una scuola e la scrivania di una multinazionale. È circa un secolo, che mai diventa breve: per i Sartori contiene tutto, la colpa, la vergogna, la rabbia, la frenesia, il viaggio. Sempre lo scontro e quasi mai la calma, o la sensazione definitiva della felicità. Ma i Sartori non ne hanno bisogno, e forse nella felicità neppure credono. Perché se in ogni posto del mondo bisogna battersi e lottare allora è meglio imparare ad accettare le proprie inquietudini, e stare lì dove la vita ci manda.
Romanzo storico e corale, vasto ritratto narrativo del Novecento italiano, il racconto dei Sartori affronta il fardello di un passato che sembra aver lasciato in eredità solo fatica e complessità, persino nei più limpidi gesti d’amore. Se gli errori e le sfortune dei padri ricadono sui figli, come liberarsene? Esiste una forza originaria capace di condannare un’intera famiglia all’irrequietezza? Come redimere se stessi e la propria stirpe? La risposta a queste domande è nella voce di un tempo nuovo, nello sguardo di chi si accinge a viverlo, nelle parole di uno scrittore di neppure quarant’anni che ha voluto affrontare con le armi della letteratura la povertà e il riscatto, la fede e la politica, il coraggio dei deboli e la violenza dei forti.