A Crotone la prima nazionale di “Macello”, il nuovo romanzo di Maurizio Fiorino

È un borgo del Mezzogiorno d’Italia degli anni settanta – quelli capaci allo stesso tempo della più barbara violenza e del più profondo amore – la cornice del nuovo romanzo di Maurizio Fiorino dal titolo Macello, edito per i tipi di e/o.

La prima nazionale si è tenuta ai giardini di Museo Pitagora di Crotone, città natale dell’autore che ha dialogato con Paolo Cerrelli della Libreria Cerrelli. L’incontro ha goduto dei contributi musicali di Gianfrancesco Federico al violino e Mykyta Tortora alla chitarra.

Macello chiude il percorso della “trilogia calabrese” cominciata nel 2014 con Amodio e proseguita due anni più tardi con Fondo Gesù: il primo romanzo, dice Fiorino, racconta come si nasce in certi contesti, il secondo, come si prova a fuggirvi, Macello, invece, si concentra su come vivere e sopravvivere in un posto che ha scelto te.

Macello

Come ogni borgo che si rispetti, anche quello al centro di Macello è popolato da una varietà umana fatta anche da archetipi: c’è Biagio, un ragazzo incompleto, orfano di madre, il cui unico modello e punto di riferimento è il padre Bruno, il macellaio del paese, un uomo burbero e schivo, scontroso e misterioso; ci sono il vecchio pederasta, la fattucchiera, l’artista che ha il desiderio di migrare per realizzare i suoi sogni; figure che si ispirano agli studi sul Meridione di Ernesto de Martino prima e Vito Teti poi. 

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Maurizio Fiorino scarnifica i suoi protagonisti, li disossa né più né meno di come ha fatto con la storia, ridotta all’essenziale, senza orpelli, descrizioni di contorno, lungaggini fini a se stesse di cui spesso sono infarciti i romanzi del nostro tempo. Le 148 pagine di Macello assorbono il lettore in una narrazione intrisa di mistero, in cui le esistenze dei protagonisti restano appese, un po’ alla mercé del giudizio, sempre sacro, del pubblico.