In Cose che succedono la notte (Adelphi), Peter Cameron ci conduce in un’atmosfera fuori dal tempo, ai confini del mondo.
Un’atmosfera onirica, quasi fantasmagorica, quella che accompagna il lento incedere nella tundra innevata di un vecchio treno, nel crepuscolo di una notte boreale, all’estremo nord di un “paese ai confini del mondo”.
È l’atmosfera scelta da Peter Cameron per il suo What Happens at Night, ovvero Cose che succedono la notte, edito in Italia da Adelphi nella splendida traduzione di Giuseppina Oneto.
Si tratta di un libro estremamente maturo, un cerchio perfetto, con accenti di notevole originalità. Un libro, al contrario di come pure ci si poteva aspettare, decisamente meno “pop” rispetto al precedente Questo dolore ti sarà utile, dal quale è stato tratto l’omonimo film di Roberto Faenza con colonna sonora interpretata da Elisa.
Perché in realtà l’atmosfera di cui si parlava non è semplicemente il tocco da maestro che consacra un incipit indimenticabile. Vi è immersa invece l’intera storia, una storia in cui due personaggi senza nome, marito e moglie, galleggiano immersi in una sospensione amniotica, aggrappati solo al nobile scopo del loro viaggio, che è quello di diventare genitori.
Il viaggio li porta verso un orfanotrofio, dislocato all’estremità nord di uno stato nordico – altrettanto, volutamente, indeterminato – dove i due saranno alloggiati in un grande albergo spiritato, popolato da bizzarri personaggi che si intrometteranno nella loro corsa a senso unico.
La bellezza del romanzo sta soprattutto nella descrizione delle loro interazioni di coppia, surreali eppure, al tempo stesso, perfettamente verisimili, del tutto coerenti con il tono generale dell’opera.
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Cose che succedono la notte è un’opera d’arte, nel senso più vero del termine, in cui il piacere della lettura non sta effettivamente nella suspense – se pure è impossibile per il lettore non chiedersi ad ogni piè sospinto quale sarà lo sbocco della storia, se e quando, in questo lungo sogno ad occhi aperti, qualcuno riaccenderà la luce.
No, non contateci troppo. Il piacere della lettura, in questo libro, sta nell’imparare a galleggiare con i suoi personaggi senza nome, nell’immedesimarsi nella sofferenza di lui, nello smarrimento di lei, senza più volere in fondo che il gioco finisca.
Giulia De Sensi