Recensioni: “Asfalto” di Armando Grosso

Dalla gestualità ordinaria di tutti i giorni, che si ripete in modo aritmico, di una quotidianità scialba e impersonale, lontani dalle cadenze frenetiche e a dir poco meccaniche, quasi volgari, dei tempi contemporanei, Armando Grosso esprime, attraverso i suoi versi, una denuncia sociale intensa, confrontando spaccati evidenti di una società distorta.

Un po’ come l’asfalto, da cui prende il titolo la sua raccolta poetica; un miscuglio di elementi differenti che dà origine alla pavimentazione stradale, che essa stessa diventa tramite di passaggio per persone, mezzi di trasporto e qualsivoglia. Una strada che rappresenta il cammino transitorio, un passaggio paragonabile al cammino della vita, che ogni essere umano attraversa, a suo modo, in questa alienabile quotidianità.

Il tutto è impregnato da estremi e opposti, in un’altalenante disquisizione di tutto ciò che è presente, morale, arte, cultura, filosofia, società, ma la protagonista indiscussa è l’ipocrisia del tessuto sociale, pronta a intrappolarci come una ragnatela ben ordita.

La realtà va ben oltre il razionale e ci travolge in una voragine di “buio esistenziale”, che avanza come un’ombra repentina pronta a opprimere ogni nostra percezione emotiva e sensoriale, privandoci di sogni, aspirazioni, passioni, illusioni e identità personale. Siamo vittime di una società che per renderci parte di essa ci omologa come tante scatolette sugli scaffali di un supermercato, tutte con la stessa confezione e codice, tutti uguali, tutti vicini, ma come unica compagnia resta la propria solitudine interiore e l’insoddisfazione di essersi annullati per compiacere il gruppo, che a questo punto si appropria di caratteristiche brutali di branco affamato di omologazione.

E cosa fare se non aggrapparsi alla volontà di non essere succubi di tutto ciò e di reagire, mantenere viva la propria identità personale e lottare in solitudine per ciò in cui si crede e si è, anche senza raggiungere stati sociali che obbligano a essere diversi dalla propria indole, poveri ma ricchi del proprio libero pensiero, della creatività che non è solo artistica, ma creatività di vita nel vivere la nostra quotidianità, ricordando di non allontanarci dal bene, un bene che è pensiero, azione, un bene che va donato, condiviso e di cui bisogna essere grati. Liberi dal giudizio.

Vivere liberi dal condizionamento del giudizio, di ciò che pensa qualcuno, che valuta chi e che cosa e, soprattutto in base a quale criterio: personale, imparziale, obiettivo, condizionato? Libero arbitrio: concetto secondo cui l’individuo ha il potere di decidere azioni e pensiero, originate dalla persona stessa e non da altri, senza nuocere il prossimo o la libertà altrui. Questo sì che diventa un labirinto senza uscita. Armando Grosso sottolinea: “Mi sono salvato con i libri, prima che il tempo inesorabile fregasse la mia essenza. Non ho venduto la mia anima, l’ho emancipata”.

Salvare se stessi con i libri, questo è un messaggio da evidenziare, la ricerca e la salvezza personale supportata quindi dalla lettura, da un confronto vorace con altri individui che lasciano il loro pensiero nero su bianco sulle pagine di un libro, che diventano strumento di evoluzione ma anche elemento di compagnia nella solitudine. Quanto può essere importante la visione di un libro così sviscerato. Una compagnia che consente di restare soli, liberi dalle false recite strutturali della società contemporanea e come compagnia ideale la verità, che si può così esprimere liberamente, senza falsi compiacimenti, senza dover assecondare fasulle intelligenze create dalla società per non sentirsi soli, liberi di non concedersi al sistema.

Pubblicato da Phasar Edizioni, Asfalto di Armando Grosso non è solo una raccolta di poesie, ma un insieme di pensieri caratterizzati dalla volontà di essere individui liberi nella loro essenza, privi dei condizionamenti del pregiudizio e delle etichette sociali: liberi pensieri che accomunano i più, anche chi non ha il coraggio di palesarli.

“Essere se stessi è la vera rivoluzione.”

Simona Trunzo