Recensioni: “Di vinile e altre storie” di Nicola Iuppariello

Inoltrarsi in un vicolo per raggiungere un mercatino alla ricerca di quell’oggetto che sceglierà accuratamente l’acquirente a cui sarà destinato, richiamando l’attenzione su di sé, stregandone il pensiero e le azioni, sino a essere identificato come unico e raro, pronto a far riemergere emozioni assopite e rinascere esso stesso a nuova vita, divenendo parte di una nuova storia a cui si intreccerà.

Questo un po’ il tipo di itinerario che condurrà il lettore a esplorare “Di vinile e altre storie” di Nicola Iuppariello (Capponi Editore). Protagonista indiscusso il vinile, sino a poco tempo fa relegato a oggetto ricercato per i collezionisti nei mercatini d’antiquariato, oggi ritornato in auge come prodotto commerciale per intenditori.

Ma cosa rappresenta il vinile?

L’autore ne sviscera ogni caratteristica, il suo valore storico affiancato a quello di talentuosi musicisti e il suo valore come mezzo di diffusione musicale ed emozionale; un vero e proprio percorso sensoriale percettivo. Prima di tutto l’ascolto.

L’ascolto è la percezione di un fatto sonoro: rumore, parola, musica e, nel caso specifico implica una maggiore volontà o per lo meno così dovrebbe essere, coinvolgendo l’attenzione, nell’intento di capire, interpretare e assimilare e non subire musica e parole che raggiungono semplicemente il nostro padiglione auricolare. In effetti sentire musica continuamente non vuol dire ascoltare. Non è sufficiente percepire una melodia, bisogna far propri i testi, gli arrangiamenti, approfondire e riascoltare. L’essere dediti all’ascolto, non solo musicale, comporta un nuovo grado di conoscenza interiore, che consentirà scoperte introspettive ed emotive atte a migliorare la consapevolezza di sé, grazie appunto alla percezione uditiva. Questo percorso sensoriale coinvolge anche l’olfatto: quando afferri il vinile e ne percepisci l’odore e il tatto, quando lo afferri per sistemarlo sul giradischi o con i polpastrelli giochi con i dislivelli della sua superfice e la vista, che ci consente di apprezzarne il formato e oggi anche il colore nelle sue svariate tonalità. Non è contemplato il gusto, ma il colore della musica riuscirà a coinvolgere a tal punto che non sarà necessario.

Dedicarsi all’ascolto non è finalizzato solo a questo, ma consente di rubare del tempo per sé, un po’ di quel tempo sottratto alla frenesia quotidiana in cui tutto sfugge e per niente ci appartiene, e non solo, consente di rubare spazio, un luogo che diventi un rifugio, un’isola felice, dove concedersi un’esperienza condivisa con la musica, le emozioni e le percezioni.

Il vinile comporta tutto ciò quasi come in un passaggio obbligato, un rituale nelle azioni e nell’esperienza, che ci arricchisce in qualità e quantità di tempo, perché la musica è energia in movimento che attraversa l’anima e il corpo, coinvolgendo percezioni emozioni e sensazioni. Un’opportunità indipendente di scelta e ascolto: di consapevolezza e identificazione. Un’indipendenza che segna passione, creatività, crescita, rispetto e autonomia. Chi non associa una canzone, un motivo musicale a un determinato ricordo in un determinato periodo della propria vita?

La passione per il vinile non genera solo approfondimento, ricerca e curiosità, ma diventa anche un mezzo di socializzazione e condivisione: le generazioni precedenti rivivono una parte della loro storia mentre le nuove generazioni creano un loro nuovo presente e futuro. In Di vinile e altre storie, Nicola Iuppariello oltre a esprimere il valore intrinseco di questo oggetto musicale, crea condivisione riportando varie testimonianze di amici e professionisti del settore, che coinvolgono ancor più e dedicano maggiore enfasi alla stesura del saggio, così come le descrizioni tecniche e pertinenti, dalla creazione di un disco, le case discografiche, la distribuzione, i nuovi strumenti di ascolto determinati dai social. Un’acuta e meticolosa descrizione che sconfina con opinioni personali e confronti specifici.

“In un’epoca in cui la musica è ovunque, il futuro della musica è in chi l’ascolta.”

Simona Trunzo