Recensioni: “Dialoghi in cielo” di Can Xue

Dialoghi in cielo di Can Xue (edito da Utopia) è una raccolta di racconti in un equilibrio, o meglio disequilibrio, tra sogno e realtà, in una narrazione al limite del surreale che si ispira alla civiltà cinese, sviscerata nella sua totale concretezza, dalla povertà assoluta, al regime politico, alle difficoltà delle famiglie esasperate e portate al limite del possibile e caratterizzate da quel non so che di poetico presente in un paesaggio a volte fiabesco, a volte grottesco, che emerge in tutta la sua imponenza.

L’autrice Can Xue caratterizza il suo elaborato in una continua alternanza di opposti: antico moderno, malinconia allegria, solitudine compagnia, bello brutto, sogno realtà, in un confine e alternanza che rende quasi impossibile distinguere le due dimensioni. Un sogno che palesa desiderio e speranza e una realtà che manifesta sofferenza e disperazione.

L’elemento predominante è la metamorfosi: annullarsi in un tutt’uno con gli elementi esterni o della natura: trasformarsi in pesce, in sabbia, per poi essere travolti da eventi inaspettati, ma fondamentalmente dominati dalle emozioni, in un ciclo di vita che ne abbraccia tutte le sfaccettature; dall’età infantile ai rapporti genitoriali, familiari, d’amicizia, d’amore. Il tutto attraverso la realtà di ciò che si vuole vedere, non di quello che realmente è, in uno sforzo continuo nel ridare nuova immagine a ciò che vorremmo che fosse.

Ma la realtà è ben diversa e soprattutto la maturità di dare il giusto valore e consapevolezza alla propria identità in rapporto a ciò che ci abbraccia nel quotidiano vivere. Ad esempio la coppia che vive in uno stato di dormiveglia, alla continua ricerca di un angolo di felicità, mentre all’esterno tutt’intorno il brutto incombe; uniti dal desiderio di essere affini, appartenenti l’un l’altro, in un tenero rapporto di complicità, mentre si è coinvolti in un continuo inseguirsi, accettarsi rifiutarsi, come in una vita reale, in cui non si è in grado di palesare i propri sentimenti nella semplicità che più dovrebbe appartenergli. Essere liberi di esprimere emozioni, anziché soffocarle in una voragine sconfinante nell’oblio, che ci rende ciechi nei confronti di noi stessi.

Durante la lettura si vive in un continuo peregrinare con la speranza di una risposta sibillina a tutte le inquietudini della vita, che si riscontra poi nella semplicità della verità, in tutta la sua essenza.

Simona Trunzo