Recensioni: “Dietro una porta ho atteso il tuo respiro” di Giuseppe Gervasi

Dietro una porta ho atteso il tuo respiro di Giuseppe Gervasi è un libro dolorosamente necessario, di una bellezza lacerante, in cui la malattia viene affrontata di petto, conducendo il lettore per mano e con grande coraggio. La malattia, quella che sembra ancora un tabù, sia nella quotidianità che nella letteratura.

È la storia di un viaggio della mente, del cuore e del corpo, nei labirinti oscuri di un male che arriva all’improvviso e che disorienta, allontanando qualche sogno. È la sfida di una coppia di sposi davanti a un perché, mentre gli appunti, sparsi nell’agenda di Sabrina, si ricompongono nel mosaico di un cammino a due, testimonianza di un “anno imperfetto”, trascorso al Policlinico Gemelli di Roma.

Dietro una porta ho atteso il tuo respiro di Giuseppe Gervasi è un libro che narra anche attraverso i silenzi, sanciti dalle pause tra un pensiero e l’altro. È un percorso da fare in punta di piedi, perché è difficile rivivere una sofferenza, fatta di attese, mentre si sperimenta la propria fragilità. La malattia sembra ancora un tabù, sia nella quotidianità che nella letteratura. Fa rima con quella paura che si attanaglia silenziosamente al cuore, un turbinio di pensieri che sovente vanno in direzione ostinata e contraria.

Il coraggio che trasforma le ferite in feritoie

Quello realizzato da Giuseppe Gervasi e edito per i tipi di Radici Future, è un libro dolorosamente necessario, di una bellezza lacerante, in cui la malattia viene affrontata di petto, conducendo il lettore per mano e con grande coraggio. Ci vuole proprio coraggio per raccontare raccontandosi, per ricordare, per
muovere i pensieri tra le parti più recondite di sé, quelle più sofferte e sofferenti. E il coraggio è un raggio del cuore, che trasforma le ferite in feritoie, alla ricerca di parole coraggiose e incoraggianti.

Parole per non perdere il filo, per creare legami con chi accoglie la pena di due giovani sposi, la condivide e la accompagna. La sofferenza è uno strumento di conoscenza dei propri limiti e delle proprie forze, ma il dolore che produce non è quantificabile: esiste e fa male!

L’autore è co-protagonista della vicenda. Accompagna il lettore catturando emozioni, tra le corsie dell’ospedale, i tormenti dell’anima e la speranza di vedere la luce in fondo al tunnel. Il tempo diventa fedele compagno di viaggio, mentre si è in attesa del trancio di pizza nel locale dietro l’angolo o della lettura di un referto.

“È lei il marito? Può venire dentro?”
“Sono io, vengo.”
“Potrebbe essere un cancro!”
Ecco la paura che in un attimo prese possesso della nostra vita, un’emozione più volte provata
per cose di poca importanza. Quella parola: cancro!
Quella malattia grave, sembrava una sentenza quasi senza appello.

La scrittura diventa balsamo, linfa vitale per respirare e uscire in giardino per raccogliere qualche fico giunto in ritardo, ma dolce come granuli di zucchero che addolciscono il nero amaro del caffè.

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Dietro una porta ho atteso il tuo respiro è un libro che dona speranza, voglia di farcela nonostante tutto. Ogni nuovo istante si trasforma in dono, si riempie di presenza, assume i contorni di un rituale; porta con sé una solennità irripetibile per ogni azione compiuta e per ogni vita respirata.

Una storia che commuove e fa muovere la coscienza verso la consapevolezza che il dolore fa meno male se è accolto, condiviso e portato insieme.

Elisa Chiriano