Recensioni: ““Foss’anche un romanzo” di Letizia Cuzzola

Foss’anche un romanzo di Letizia Cuzzola, Edizioni Città del Sole, è la storia autobiografica di una perdita raccontata dal di dentro, un lungo addio messo su carta, un filo di parole sospese sul precipizio di una morte annunciata e inaccettabile. Un filo tenace, creato per dare e darsi forza, per costruire un ponte che vada oltre la tragedia: su quel ponte si sale in due, ma sull’altra sponda si arriva da soli. Si arriva più forti forse, ma comunque diversi, come dopo una seconda nascita, quella che ci partorisce veramente adulti, dopo la perdita ineluttabile di chi ci ha messi al mondo la prima volta.

Intorno a questo percorso a senso unico, il racconto lucido del mondo che non smette di affannarsi, perché anche lui cerca di superare un periodo buio. Lo attraversa in parallelo – e non ha ancora finito – eppure lascia nel suo agitarsi disordinato delle tracce importanti incise sulla pelle di chi scrive: si sentono tutti gli spigoli, i vuoti e i pieni, le ore che non passano, le distanze e le brutte risposte, le persone invadenti, gli ospedali pieni. E si sentono proprio sulla pelle, sì, perché gli altri organi sensibili sono prevalentemente impegnati altrove.

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Così il tutto ha un sapore filtrato, è come se avvenisse in un luogo lontano, ma ciò che riesce a passare viene poi amplificato dal dolore più inestinguibile. È uno di quei dolori che vivono di vita propria, al di là del loro contesto: un dolore senza tempo, ma tragicamente immerso in una quotidianità devastante. La protagonista lo attraversa con un coraggio che talvolta lascia spazio all’ironia, con la forza di una donna che senza le riserve d’affetto accumulate nel corso di una vita, proprio grazie alla persona che sta per perdere, non avrebbe potuto evidentemente neppure immaginare d’avere quest’immensa possibilità che si apre alla fine del tunnel: quella di rinascere, e di raccontare.

Giulia De Sensi