Recensioni: “La caduta del re” di Johannes V. Jensen

Carbonio editore pubblica La caduta del re, il romanzo simbolo dello scrittore danese Johannes Vilhelm Jensen, Premio Nobel per la letteratura nel 1944.

Pubblicato tra il 1900 e il 1901, La caduta del re è un romanzo notissimo in patria – il miglior romanzo del Novecento danese secondo i quotidiani “Politiken” e “Berlingske Tidende”. L’opera è incentrata sulla storia della Danimarca e della regione storico-culturale della Scandinavia a cavallo tra il Quattrocento e il Cinquecento, quando si sgretolò definitivamente l’utopia di vedere i paesi nordici di Svezia, Norvegia e Danimarca sotto la stessa bandiera (Unione di Kalmar).

Attore principale di quell’epoca è Cristiano II, re di Danimarca e Norvegia e per un anno scarso anche di Svezia. Al sovrano, nelle pagine del romanzo, si affianca la figura di Mikkel Thøgersen, un giovane – all’inizio della storia – che abita in una misera soffitta dove pensa a tutto fuorché studiare. In rapporti freddi con il padre, il ragazzo vive dell’elemosina della gente, in balia degli eventi.

Nel prosieguo della lettura, Cicogna, come è chiamato il Thøgersen, diventa militare, prima suddito di re Hans e poi di Cristiano. Cicogna assurge a emblema principale di una generazione perduta, rappresentata anche da altri negletti come Otte e Axel. Il protagonista è testimone del declino del sovrano che, secondo la leggenda, avrebbe navigato per una notte intera dallo Jutland e la Fionia, incapace di prendere una decisione e di affrontare il destino suo e del suo regno che si ritroverà a pagare quelle titubanze.

“Mikkel Thøgersen vide re Cristiano seduto al tavolo, impettito contro lo schienale della sedia, nero nell’ombra del camino alle sue spalle. Mikkel gli portò una candela. Vide la faccia del re, a un tempo tesa e rilassata; aveva l’aspetto di chi ancora cerca di prendere una decisione che da tempo è già compiuta.”

Ruolo preponderante nella prosa di Jensen gioca anche il paesaggio della campagna nordica. Un paesaggio algido ma non per questo immobile, ma anzi, vivo, energico, tra boschi di abeti e acquitrini. Una perfetta tela sulla quale scatenare tutti gli elementi della natura:

“La nebbia si addensava sul fiume. La notte era divinamente tranquilla, il cielo stendeva un velo sul puro silenzio. […] Ora i lampi si susseguivano così rapidi che la stanza era illuminata di continuo e gli schianti scuotevano il cielo e la terra da ogni parte. La pioggia frustava il tetto, scrosciava sulla soglia della porta, stormiva nel fiume”.

Scritto con una imponente prosa poetica, La caduta del re mostra la potenza descrittiva e la lingua vivace di Johannes Jensen – riportate in maniera egregia dal traduttore Bruno Berni, anche autore di una utile introduzione – che possiamo ben immaginare assolutamente innovative per quel periodo e per quella letteratura.

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Tutti questi ingredienti rendono il romanzo di Jensen intrigante, in cui la realtà storicamente accertata si intreccia alla finzione narrativa senza apparire mai artificiosa.

Antonio Pagliuso