Recensioni: “Il respiro del lombrico” di Daniela Stasi

“Contienimi Vita, nel tuo respiro

Qualunque sia, il figlio che ti chieda riparo

Che io diventi farfalla o lombrico,

cieco.”

La raccolta poetica di Daniela Stasi dal titolo Il respiro del lombrico (edizioni Il Convivio), ci coinvolge in uno scompiglio emotivo, in una successione tumultuosa di stati mentali, pensieri e parole caratterizzanti con vigore, concetti contrari, quindi pregna di ossimori, non solo della parola ma anche della vita.

Le poesie della silloge sono collegate da un filo conduttore che riporta sempre alla centratura del titolo e della stessa poesia. Il respiro è scandito esso stesso dall’alternanza di movimenti contrapposti nel suo essere concepito e nella propria essenza: inspirare ed espirare. Quindi all’alternanza del respiro si affianca l’essenza del ritmo e del movimento, insiti nell’uomo per natura; un ritmo che l’individuo deve favorire, cercando l’armonia necessaria e la sintonia del proprio corpo e del corpo in relazione con l’ambiente circostante, quindi il quotidiano vivere. Un ritmo antico e moderno così come la scrittura dell’autrice, paragonata a un seme antico che germoglia in un nuovo terreno: un ciclo perpetuo di rinascita, scandito da un tempo di evoluzione e successiva metamorfosi.

La metamorfosi

Concetto affascinante e complesso quello della metamorfosi, trasformazione di sé in anima e corpo, rappresenta il ciclo della vita o facendo riferimento alla metamorfosi della farfalla, trasformazione di un essere e conseguente mutamento radicale.

Nelle opere letterarie può essere trattata anche come trasformazione soprannaturale di un essere o di un oggetto in un’altra diversa natura, quasi una creazione fantastica o magica; la metamorfosi può rappresentare un cambiamento di stato, un’evoluzione, un ritorno alle origini, una via di fuga o una salvezza. In questa stessa eccezione si fa riferimento al mare, ai suoi abissi o la sua superfice, un voler riemergere in entrambi i casi, a voler affiorare, sporgersi in un nuovo stato emotivo, una volontà al cambiamento pertinente alla trasformazione. Pensare di immergersi in sé stessi per attraversarsi ed esplorare emozioni, pensieri, sentimenti, ricordi, come a volerli riportare in superfice dopo un naufragio, alla luce, facendo assumere loro una nuova natura, in modo apparentemente spontaneo ma determinato da una forte volontà di cambiamento.

Un immergersi e riemergere da sé stessi per evolvere e differenziarsi e ricombinarsi in nuove forme espressive; una mutazione dinamica e perpetua come le onde del mare: il fluire dell’eterno movimento che è vita. A volte è necessario perdersi per ritrovarsi: perdersi nella sofferenza, nel dolore, nel rancore, nella perdita, nella rabbia e anche l’umiliazione, un abisso in cui si precipita da zavorre di cui ci si libera per essere persone nuove: andare oltre.

Parole

In questo continuo peregrinare evolutivo tra luce e oscurità assume notevole valenza la parola: “complesso di suoni organizzato sotto l’azione più o meno accentratrice di un “accento”, corrisponde a una immagine di una nozione o di una azione”. Nei versi de Il respiro del lombrico, Daniela Stasi sembra voler invitare il lettore a prendersi cura di sé e nel contempo delle parole, che devono essere scelte con cura, anche accudite, perché sono il mezzo che consente di esprimere il proprio mondo interiore.

Le parole che si scelgono rappresentano il sé, rispecchiano sentimenti, azioni, emozioni, vanno scelte come il vecchio seme da far rinascere in un terreno nuovo, proprio come il continuo mutamento del percorso interiore di ogni singolo individuo, il trascorre di un tempo senza tempo.

A mimare le emozioni di carta

ognuno si veste – in silenzio -.

da funambolo, di carne intoccabile.

Quando dall’alto confessa, sul filo

delle mute memorie

a perdonare, sa bene di osare

di non poter più cascare, dalla sua verità

a proclamare.”

Simona Trunzo