Recensioni: “Le regine inglesi” di Raffaella Ranise

Le regine inglesi, il nuovo saggio storico di Raffaella Ranise edito Marsilio, è una narrazione di fatti storici affiancati da quello che potrebbe essere il pensiero delle protagoniste interpretato dall’autrice.

Un itinerario tra storia e leggenda a partire dal dominio romano sulla Britannia fino alla regina Vittoria, un ritratto umano emotivo e sociale culturale, una riflessione introspettiva di figure femminili che sono descritte dal punto di vista emotivo, esistenziale, inquadrate in un contesto familiare e storico che ne determina i condizionamenti evolutivi e di vita.

Il viaggio storico di queste figure femminili ha come prima protagonista Boudicca, la regina guerriera che sfidò i romani, simbolo di fierezza e coraggio, in uno sfondo di crudeltà e violenza estrema, inserita nel 30 d.C. nell’epoca dei celti, una popolazione che ha sempre riconosciuto il ruolo della donna conferendole anche posizioni di governo, ma a monte riconoscendole il diritto allo studio.

Boudicca vittima della violenza conquistatrice dei romani non solo in prima persona, ma come spettatrice della violenza subita e consumata delle figlie davanti ai suoi occhi, e delle donne del regno, giura vendetta e muove il suo popolo alla ribellione contro i romani.

La condizione della donna ne Le regine inglesi

Fin dalle prime righe del saggio di Raffaella Ranise si evince la condizione della donna nella storia. Gli antichi romani consideravano paritario solo il rapporto genitoriale con la donna, anche se private della patria potestas, esclusiva del padre e quindi prive della libertà di adottare; era subordinata alla figura maschile nei ruoli sociali politici, priva di capacità giuridica e quindi della possibilità di accedere alle magistrature pubbliche, per non parlare poi delle donne dei territori conquistati che divenivano merce di loro proprietà, nella peggiore eccezione di cui si possa avvalere.

Regine indomite che si susseguono nella lettura del volume, dignitose e coraggiose, anche spose bambine, che con determinazione subiscono un destino obbligato riuscendo a farne un punto di partenza di un viaggio doloroso e umiliante, ma vittorioso nel loro imporsi intellettuale, con capacità di governo non trascurabile, spinte da una forza travolgente che smuove il loro essere donne nella migliore delle espressioni e rivendicazione morale umana e sociale.

Il pregiudizio attorno alle sovrane

Un susseguirsi di storie raccapriccianti dove prevale sempre la forza e la determinazione a rinascere a nuova vita, anche dalle più infime macerie, per imporsi con coraggio e audacia come donne e come sovrane.

Ma il percorso di questo contributo narrativo oltre la situazione di sottomissione femminile, espone il pregiudizio di cui sono vittime le sovrane, che assume sfumature diverse in base alla collocazione storica, familiare e sociale della protagonista. Un pregiudizio che oltrepassa quello per la figura femminile, aggravato da quelle che possono essere le situazioni di famiglia o politiche. Una somma di pensieri e opinioni nei confronti del mondo femminile, narrato in questo saggio tramite le figure delle sovrane, che ci porta a una riflessione forte, dove ciò che sembra conquistato e cambiato è solo apparente perché ha assunto solo nuove forme, un invito a ricordarsi il rispetto per la dignità della persona, in senso lato e non solo femminile.

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E una esortazione a non dimenticare e ricordare che il cammino per il cambiamento è ancora transitorio e abbiamo il dovere, anche per chi ha lottato in passato a perseguire diritti e cultura, perché è l’arte dello studio a rappresentare il mezzo principale per una nuova emancipazione morale e personale, nel rispetto della dignità individuale e nel rispetto della libertà di pensiero, sinonimo di una civiltà equa e culturalmente emancipata: rispetto, cultura, eguaglianza.

Simona Trunzo