Recensioni: “L’educazione delle farfalle” di Donato Carrisi

“La casa di legno brucia nella notte. Come un piccolo vulcano sfavillante al centro della vallata.” Comincia così L’educazione delle farfalle, il nuovo romanzo di Donato Carrisi edito Longanesi.

Non delude anche quest’anno le aspettative dei lettori che tra le mani hanno un insolito Carrisi, che non lesina assolutamente suspence, mistero e intriganti personaggi, ma affronta anche un mistero “diverso” dal solito, quello della maternità. “L’educazione delle farfalle” ci racconta che madri non si nasce.

È la storia di una madre e di una figlia. Semplicemente? Affatto.

Come ormai sovente accade nei suoi romanzi, Donato Carrisi adopera uno stile “cinematografico”, che consente al lettore di “vedere”, gustare immediatamente la lettura in tutta la descrizione scenografica degli ambienti e dei personaggi e con cui, inevitabilmente, si empatizza, proprio come se si trattasse di una pellicola cinematografica e non un libro.

Ed ecco che ci troviamo quasi immediatamente catapultati da una Milano borghese, fatta di altissimi grattacieli che arrivano quasi alle nuvole e da cui si scende solo per fare shopping, a un immaginario paesino svizzero, Vion.

Vion è un paese di montagna, con i suoi paesaggi innevati, i suoi abitanti piuttosto schivi e riluttanti nei confronti dei turisti ma che alla fine sono costretti a sopportare per il benessere economico della comunità stessa. Come in tutti i paesi di montagna, sono molto vive le leggende popolari – ecco l’aspetto fantasy che inserisce Carrisi nel racconto – che vengono narrate ai bambini in un libro di fiabe che ha come protagonisti gli gnomi Hasli e Malassér, uno buono e uno cattivo, uno prepara i dolci, l’altro porta via i bambini. Questa leggenda è da non dimenticare, ché tornerà spesso nel corso del romanzo.

Torniamo a Milano: Serena fa il broker, è una donna ricca, cinica e anaffettiva definita da amici e nemici “Lo squalo biondo”; colleziona amanti ma non conosce l’amore. Dopo una vacanza a Bali scopre di essere incinta e decide di dare il nascituro in affidamento: non ha nessuna intenzione di diventare madre.

La bambina viene alla luce e, per una serie di circostanze fortuite, i piani di Serena saltano ed è costretta a tenere con sé la figlia. La bambina è la copia della madre, tant’è che è come se la nascita fosse avvenuta per partogenesi, come un lombrico, tiene a sottolineare Serena. È una madre tecnicamente perfetta, non fa mancare niente alla figlia Aurora; niente tranne l’affetto, quello è l’unica cosa che non sa dare a sua figlia.

Accadrà, però, qualcosa che cambierà completamente la loro vita.

Serena deciderà di insegnare a sciare ad Aurora. Per questa ragione la bambina, seienne, trascorrerà senza la madre alcuni giorni in un rinomatissimo chalet di montagna di Vion. Sono in tutto dodici bambine che partecipano a questa vacanza, ma la notte in cui si consuma la tragedia, in cui scoppia un incendio che distrugge lo chalet, la notte in cui le bambine si ritrovano fuori, al gelo, insieme alle tutor responsabili della loro incolumità, non sono più dodici. La tutor, Berta, continua a contarle e ricontarle ma i conti non tornano: manca una bambina.

Distrutta per la perdita della figlia, Serena devastata dai sensi di colpa ma incoraggiata dal magico legame che si manifesta dopo la scomparsa di Aurora, dovrà mettere in campo tutte le sue forze, il suo coraggio e il suo innato sesto senso per riuscire a venire a capo di questo mistero. Perché Aurora non è morta. È dispersa. O forse quella notte, nello chalet, è successo qualcosa che nessuno osa immaginare?

La protagonista sarà aiutata a sciogliere l’intricata matassa dall’unico personaggio che darà credito alla sua storia, un personaggio estremamente affascinante, Adone Sterli. Un piromane pentito che vive in un mondo fatto di vecchi libri smarriti che si premura di rilegare e riportare alla vita.

Saranno proprio i libri a salvare Serena dalla depressione e dalle droghe regalandole una seconda vita dove la teoria dell’effetto farfalla – “Può il batter d’ali di una farfalla in Brasile provocare un tornado in Texas?”, formulata negli anni sessanta dal matematico Lorenz – produrrà una serie di accadimenti determinanti per riportare ordine nel caos. O almeno così sembra. Perché il finale mette tutto nuovamente in discussione. L’unica certezza di L’educazione delle farfalle, nelle cui pagine c’è sempre un elemento che non quadra, è che una volta letto nulla sarà più come prima.

Emanuela Stella