Recensioni: “Luccicante come una pentola” di Amélie Nothomb

Amélie Nothomb, famosissima scrittrice nata a Kobe, in Giappone, da genitori diplomatici, vive oggi tra Bruxelles e Parigi. Tutti i suoi romanzi – dal suo esordio, nel 1992, pubblica ogni anno un capolavoro campione di vendite – sono editi in Italia da Voland.

La Nothomb è tornata, questa volta non con un romanzo, ma con una raccolta di racconti brevi dal titolo Luccicante come una pentola. Il libro reca una speciale dedica al papà, Patrick, morto nel 2020 e a cui ha dedicato il romanzo Primo sangue.

Il filo rosso di Luccicante come una pentola

Cinque storie – di cui una inedita – legate da un sottile fil rouge, in cui la scrittrice, insieme alle illustrazioni visionarie e geniali di Kikie Crêvecoeur, ci prende per mano portandoci nel suo mondo originale, grottesco, caratterizzato da un sottile humor nero.

I racconti si aprono con Leggenda forse un po’ cinese – la più interessante delle storie contenute nel volume – dove il principe Pin Yin, vissuto dalla nascita nel magnifico Palazzo delle nuvole, alla morte del padre è costretto, per diventare imperatore, a sposarsi. Capite bene che per una persona vissuta nello splendore del palazzo, dove le pareti erano rivestite di carta stagnola e luccicavano come una pentola nuova, la bellezza era diventata banale, scontata. Aveva bisogno di qualcosa di diverso: lui bramava la bruttezza!

E così il pittore di corte viene mandato a raccogliere i ritratti delle donne dell’Impero. Questi pensa bene di farsi consegnare denaro dalle donne di cui dipingeva i ritratti, al fine di farle sembrare perfette. Una sola di queste, la principessa Mirza, che era la più bella e sincera di tutte, non accetta la proposta del pittore, il quale, pensando di vendicarsi, ne fa un ritratto orribile. Ma, come abbiamo già detto, il principe amava solo le cose brutte e visto il ritratto della principessa se ne innamora perdutamente, ma di un amore che dura poco, perché sfuma non appena la principessa si presenta a corte. A questi singolari eventi si aggiunge un ancora più singolare finale…

La seconda storia è L’olandese ferroviario con protagonista un professore in viaggio sul treno che da Bruxelles va a Parigi; egli racconta la storia di un uomo che il professore immagina essere olandese. L’uomo è capace di parlare tutte le lingue, compresa la lingua dei sordomuti e il sumero classico. In realtà indovinava le lingue nascoste nel cervello della gente.

Di migliore qualità è la terza storia che narra di come Ernest Blouch, un uomo miserabile che per noia aveva deciso di uccidere, riuscì a diventare un aristocratico del delitto grazie a un solo bicchiere di Bordeaux.

“Ogni sorso, assaporato a lungo, gli aveva lasciato intravedere un altro mondo in cui la voluttà era maggiore e apriva le porte a lussi spirituali di cui fino a quel momento aveva ignorato l’esistenza.”

Nel penultimo racconto dal titolo L’esistenza di Dio si pensa di indire un referendum per appurare l’esistenza di Dio. Il voto viene fissato per il 24 agosto 1995. La ricorrenza della notte di San Bartolomeo non è di buon auspicio. Il finale è catastrofico e surreale: un libro dovrà essere scritto affinché non si ripeta più lo stesso errore.

Water music è l’ultima storia raccolta in Luccicante come una pentola. È la vigilia di Natale e Ondine, una bimba di dieci anni, si dispera con la mamma: è triste perché vive in Antartide, un mondo senza acqua, flora e fauna. Ha tutti i giochi desiderabili, non va a scuola, è libera come l’aria. “Io vorrei essere libera come l’acqua”, come racchiude in sé il nome della fanciulla. Ed ecco che arriva lo zio, un miliardario sui generis, che riesce a trovare una soluzione per far tornare il sorriso alla nipotina.

Ogni storia ha un finale sorprendente, anticonformista e scevro di ipocrisia. Ogni storia ha una morale su cui riflettere ma con leggerezza, con un sorriso (forse a volte amaro). Per chi non ha mai conosciuto la penna di Amélie Nothomb, leggere questa raccolta rappresenta un ottimo inizio.

Emanuela Stella