Recensioni: “Nameless” di Massimo Felice Nisticò

Una data, un evento che determinano un’esplosione di avvenimenti che si susseguiranno in un iniziale groviglio intricato, che si snoderà nella ricerca di una responsabilità nascosta dalle molteplici variabili della vita. Un ritratto di famiglia eseguito con un occhio critico d’artista che vuol vedere oltre l’apparenza ed evidenziare ciò che non c’è o non si palesa. Questo l’intento di Massimo Felice Nisticò in Nameless (Rubbettino) che, oltre a un attento ritratto familiare con arte narrativa dedica un ritratto sociale in un ventaglio cromatico ricco di svariate sfumature.

Il ritratto della famiglia Ternani ha come perno il destino della stessa e della tradizione associato all’azienda, un’azienda avviata da una figura paterna venuta meno quando i tre figli erano ancora in tenera età; una madre che ha dovuto assumere un ruolo di capo famiglia e leader aziendale, avvalendosi del supporto di persone che vengono inglobate come figure portanti della famiglia stessa.

Ed ecco il grande evento, il punto di non ritorno: in occasione del vernissage di Silvio Ternani l’annuncio plateale della madre: è il momento di guardare al futuro, di dare spazio alle nuove generazioni, e decidere chi succederà alla conduzione dell’impero Ternani. La successione scatena una corsa all’obiettivo un po’ meschina e non priva di colpi bassi, che causeranno comunque degli eventi a catena imprevisti per tutti i protagonisti del romanzo. Le due sorelle si concentreranno sul concepimento di un erede futuro, che consentirà a Massimo Felice Nisticò di palesare un argomento attuale e ancora scomodo da affrontare: la procreazione assistita, non solo dal punto di vista scientifico ma soprattutto umano, cercando di evidenziare i tormenti di chi ha necessità di sottoporsi a questo tipo di scelta, come può privare del sentimento più puro e istintivo una coppia che si ritrova a programmare ciò che più di naturale sia per l’essere umano inteso come coppia.  

Una ricerca ossessiva per un obiettivo che nasce come atto d’amore, ma che viene decontestualizzato di tutto questo, facendone emergere un aspetto asettico e lontano di atti e momenti pregni di semplicità e spontaneità del tutto naturale, ricchi di quell’emotività appartenente al sentimento dell’amore, che riesce a trasformare la coppia rendendola arida.

Durante la narrazione questa volontà ossessiva di essere madre della figlia più piccola coinvolgerà violentemente la quotidianità della famiglia del compagno, costretta ad affrontare una realtà nascosta e mai affrontata che determinerà i loro destini in modo drastico e, anche in questo frangente l’autore, coglie l’occasione per trattare un argomento altrettanto scomodo quanto reale e appartenente alla nostra realtà: gli OGM, organismi geneticamente modificati, ricreando un filo conduttore e narrativo atto a sensibilizzare il lettore, giudiziosamente privo di assolute certezze e sentenze.

Ancor più l’autore con velata introspezione si discosterà dal ruolo della donna per far emergere il senso di paternità, che non è definita solo dal rapporto genetico e diretto tra genitore e figlio, ma da quello che può essere definito solo come legame affettivo anche se privi dello stesso DNA. In Nameless scopriamo una ricerca di nuova linfa per aggrapparsi al futuro, con la volontà di dover guardarsi indietro, alla ricerca delle proprie radici per una propria consapevolezza, in una società che si muove per cancellare tutto questo e renderci privi di tradizione, cancellare ogni memoria per costruirne una nuova. Una lotta per creare una propria identità forte, consapevole e libera, in un tempo che ci vuole prigionieri di noi stessi, dove tutti possiamo essere nameless, senza nome, ma comunque esseri ricchi della propria consapevolezza.

“Le parole spaccano, separano, sanno penetrare e agire dove noi stessi non immaginiamo. Loro, invece, sanno esattamente dove arrivare; e nelle crepe dell’anima là si scavano dimore eterne. È così che le parole lavorano dentro, incessantemente, giorno e notte; perfino quando credi di dormire loro ti lievitano nella mente, in fondo all’anima; e poi rispuntano improvvisamente, dove e quando non immaginerai mai. Un solo uomo con le parole, può rovesciare il mondo intero.”

Simona Trunzo