Recensioni: “Nel peggiore dei casi” di Helen Fitzgerald

Quanto di peggio possa accadere nella vita, in un’autentica operazione di auto sabotaggio, ecco, Helen Fitzgerald riesce a metterlo nero su bianco nel suo romanzo Nel peggiore dei casi pubblicato in Italia da Francesco Brioschi Editore.

Un romanzo che apparentemente potrebbe essere etichettato come thriller psicologico ma che invece ci regala uno spaccato di realtà contemporanea, affrontando temi di grande attualità: lotte per l’uguaglianza di genere, effetti collaterali cagionati da chi non ha l’accortezza di separare la vita privata da quella professionale, ruolo genitoriale e una carrellata infinita di crimini che la nostra Mary Shields, protagonista del romanzo, affronta quotidianamente da trent’anni.

Sprofondata, annichilita, prigioniera del burnout, alle prese con una menopausa devastante e stanca del lavoro, Mary, assistente sociale, decide di dare le dimissioni e dire basta agli orari massacranti e alla vita stressante quotidiana. Ma la donna ancora non sa che, dopo aver passato gli ultimi trent’anni della sua vita a cercare di prevenire il peggiore dei casi possibili, sta per fare i conti col suo.

Il suo ultimo caso è quello di Liam Macdowell, un affascinante femminicida in libertà vigilata che durante i suoi dieci anni di detenzione ha scritto un libro in cui si dichiara vittima delle angherie e dei tradimenti della moglie che lo hanno portato “inevitabilmente” alla scelta di ucciderla.

L’uscita del libro, delle epistole scritte con tono vittimistico alla defunta moglie, è per Liam un grande successo che, oltre allo stormo di maschilisti misogini, attira, però anche l’attenzione e l’odio del movimento femminista. Mary, forse proprio perché appartenente a quest’ultima categoria, gli sta col fiato sul collo sviluppando per lui una ossessione malsana che le farà perdere il lume del buon senso soprattutto quando la figlia di Liam comincerà a frequentare il figlio di Mary, Jack.

Il confine tra sfera privata e professionale è inesorabilmente varcato.

Tra uso e abuso di alcool, droghe e psicofarmaci, Mary seguirà il caso Macdowell fino al suicidio di quest’ultimo. L’editore di Liam, Derek McLaverty, scatenerà una campagna d’odio contro Mary e da qui inizierà la sua persecuzione sui social che la porterà a sviluppare un forte sentimento di vendetta. Non si farà scrupoli a servirsi delle debolezze di un tossicodipendente e delle perversioni di un pedofilo per perseguire il suo scopo.

“Secondo l’unica ricerca che Mary era mai riuscita a procurarsi, il trenta per cento dei pensieri intrusivi si trasformano in azioni. Fu così anche per la sua fantasia di vendetta”.

L’epilogo della storia vedrà in carcere sia il marito che il figlio di Mary, insieme alla speranza della protagonista di riuscire a rimettere le cose a posto.

Di come, però, riuscirà a rovinare la vita a tutta la sua famiglia consigliamo di scoprirlo leggendo le pagine del libro di Helen Fitzgerald. La storia, a tratti, vi farà salire il rossore in viso, ne sarete avvinti, anche là dove vi sembrerà fastidiosa. Con Mary Shields e tutte le sue dannose, catastrofiche fragilità, saranno in molti a empatizzare.

Emanuela Stella