Radici come parole di Anna Guzzi, appassionata e studiosa di letteratura, grazie alle sue continue ricerche dedica al lettore questa raccolta poetica, pubblicata da Aletti Editore.
Durante la lettura si denota una linea di confine tra passato storico, mitologico e personale, un riferimento più che pertinente al termine “radici” che attecchisce a una valenza filosofica come principio o causa di tutte le cose, una causa che fa riferimento all’effetto che costituisce casualità di eventi situazioni che determinano cambiamenti in tutto il mondo circostante, inclusa la natura.
Pensiamo al significato della stessa come parte costituente di una pianta che senza radici non sopravvive, poiché svolge funzione di ancoraggio, di nutrimento e trasformazione. Quando si parla di radici si fa riferimento al suo significato primitivo, intesa come “origine”: radici culturali, etniche, geografiche che riconducono ad un’unica radice ancestrale. Questo il viaggio emotivo dell’autrice che attraverso ricordi, emozioni, colori, odori utilizza un linguaggio ricco di sensorialità così come il paesaggio che descrive, ovvero la terra calabra.
Radici fra colori
“Le falde delle colline scorrono profonde
sotto sopravvissuti e io cerco
l’essenza legata al mio nome,
come un pino che voglia riabbracciare
il suo pendio sulla Sila arsa,
un astro senza costellazione.
È opaca la natura se non tocco le sue radici
sonore come fruscii, parole arcane.
L’orlo color pastello del cielo
è ciò che resta del tramonto di fuoco,
il peso universale si scioglie in una trina
di colori, in un’orma fra lievi vapori:
la fede bianca dei primi pastori.”
Radici fra colori è rappresentativa del come Anna Guzzi esalti la terra d’origine nelle sue descrizioni evidenziandone la forza che la costituisce grazie anche al supporto del colore della stessa. Il colore è un altro filo conduttore tra le varie poesie poiché il colore è energia e i colori che risaltano dalla terra calabra sono essi stessi energia, che è il vigore della stessa natura.
Immedesimarsi e pensare di fermarsi dalla frenesia della quotidianità per contemplare il paesaggio circostante, realtà visiva, evoca un viaggio emotivo che trasporta nel passato e riconduce al presente, con un effetto catartico di liberazione e rinnovazione. In effetti le radici psicologiche affondano a un livello psicosomatico profondo pronto alla trasformazione, proprio come le radici dell’albero che in situazioni avverse lottano per creare un varco nuovo, a cui attecchire per resistere e sopravvivere, in un’alternanza di energia vitale e passività. Una naturale conseguenza associare alla parola radici “identità”, un concetto più comprensibile se visualizzato come le radici di una pianta, ma che rappresenta radici familiari, territoriali e della memoria, quindi tradizioni.
Vene di legno
“Attende sulla terra appena emersa la barca,
le vene di legno in vista, scoperte, striature
che parlano linguaggi di pini e spezzate conchiglie.
Le radure, nei boschi remoti, sono soglie di luce,
come il viso sorpreso dei primi pastori.
Si svuota una stella sul mondo scosceso.
Una fonte ti mormora suoni inespressi
Sotto una luna da ponente: uno spicchio.
Si addensano i colori sulla riva della notte.
Nel corpo contorsioni di poesia.”
Il viaggio poetico dei versi scelti si focalizza ora su “suoni inespressi”, come parole non esternate, rintanate in un labirinto di emozioni in cui intrappolate, un silenzio da cui tutto ha origine perché vi sono due zone silenziose, prima e dopo la parola e dal silenzio si può uscire in due modi: la parola o l’azione. In questo caso specifico ci soffermiamo sulla parola, perché anche la parola ha le sue radici, radici che la identificano nella sua valenza comunicativa, poiché una parola ha in sé un forte potere che consente di dipingere, scrivere e cantare ciò che pensiamo in pura poesia
Simona Trunzo