Una breve antologia che racchiude il cuore della poetica di Edgar Allan Poe, uno dei più grandi e influenti scrittori americani.

Nel ruggito della spiaggia scossa dalle onde (Antologia pirata) di Edgar Allan Poe (Haiku edizioni), a cura di Mauro Cotone, è come uno scrigno pieno di tesori, ma anziché galeoni d’oro e gioielli contiene, in poche pagine, tanto della sua poetica.

Una mini-antologia inserita nella collana Settemari, che raccoglie i classici più controversi della letteratura inglese e angloamericana, storie di pirati, briganti e altri malfattori entrati nell’immaginario collettivo.

La vasta produzione di Edgar Allan Poe

Poeta, narratore e critico, Edgar Allan Poe prese di petto la società da cui sembrava sradicato, visse sempre al limite e senza compromessi. Una vita breve finita nella precarietà, nella miseria e dipendenza da alcol.

Muore a Baltimora il 7 ottobre 1849, a quarant’anni, in circostanze mai chiarite. Trovato con addosso vestiti non suoi e portato al Washington College Hospital, da cui non uscirà più.

Scrittore poliedrico tanto per la produzione poetica che per quella in prosa, l’autore americano affronta tematiche tra le più varie, spesso dalle tinte fosche: malinconia, morte, ricordi dolorosi.

Ma anche creatore e anticipatore di generi letterari inediti: tanti i racconti considerati antesignani del genere fanstascientifico, celebri quelli del mistero, dell’incubo e del terrore; mentre il suo The murders of the rue Morgue (1841) diede il via al poliziesco moderno

Con i primi tre racconti presenti Nel ruggito della spiaggia scossa dalle onde — Il cuore rivelatore, Il gatto nero e Il barilotto di Amontillado — ci si insinua nelle pieghe del delirio e della follia, storie di vendetta e efferati omicidi confessati con lo stile febbrile e compulsivo tipico del filone più macabro degli scritti di Poe.

La prova che lo scrittore non seppe resistere al fascino del mare e delle storie piratesche è invece il quarto straordinario racconto, Lo scarabeo d’oro (1843), che descrive il ritrovamento del tesoro del pirata di origini scozzesi William Kidd (1645-1701).

Quasi un esercizio di stile per Poe, capace di combinare racconti di pirati e finezza della crittografia. Con razionalità e deduzione il protagonista del racconto risolve con brillantezza e un pizzico di follia un problema apparentemente insolubile.

“Scavai con energia, ritrovandomi a tratti a cercare, con qualcosa di più di una semplice aspettativa, il tesoro sognato, la cui visione aveva reso folle il mio sventurato compagno”.

Filosofia della composizione

Seguono due tra le poesie più struggenti composte da Edgar Allan Poe: Un sogno dentro un sogno e il componimento considerato il suo capolavoro assoluto, Il Corvo, del 1845.

Un corvo che, in una notte tempestosa, si rifugia nella stanza dove un giovane piange la scomparsa dell’innamorata. Il corvo, probabilmente ammaestrato, è in grado di pronunciare una sola cupa parola: Nevermore.

Qui gli elementi tipici della complessità dell’autore emergono con forza e trovano il loro apice nel fiore all’occhiello di questa antologia, il saggio La Filosofia della Composizione, comparso nel 1846 sul giornale letterario Graham’s Magazine, che offre al lettore una fine disamina della stessa poesia.

Poe spiega infatti come nessun punto della composizione sia frutto di semplice intuizione, ma piuttosto sia stata costruita passo dopo passo, con la rigida precisione di un problema matematico.

Uno scritto provocatorio, uno scontro tra i concetti romantici di ispirazione e di spontaneità creativa e la possibilità pratica di costruire un testo come fosse un puzzle, addirittura intuendo in anticipo gli effetti sul lettore.

“Gli scrittori — i poeti in special modo — preferiscono per lo più far credere di comporre in una sorta di frenesia, di intuizione estatica, e sicuramente rabbrividirebbero al pensiero di lasciar sbirciare il lettore dietro le quinte”.