Recensioni: “Spezzata in versi” di Angela Varì

Spezzata in versi è il titolo della raccolta di poesie di Angela Varì, pubblicata da MonteCovello. Una silloge pregna di sensualità, afflizione, speme, nella continua ricerca di qualcosa che possa ricomporre i pezzi.

Poesie che, come sostiene lo scrittore Dante Maffia nella prefazione, sono libere da fronzoli e sofisticherie lessicali, ma mirano dritte “al senso e alla bellezza”. E da profano in materia, credo che questo sia il fine dell’autentica poesia.

Sensuali e amare – o quasi dolci, per riprendere il titolo del componimento che inaugura la silloge –, come un frutto fuori stagione, le rime di Angela Varì si fanno carne e fuoco; si vestono di disperazione, sono rassegnate a un destino ineluttabile, un sacrificio che deve necessariamente compiersi.

Versi che però non sono tetri come potrebbe apparire a una scorsa distratta: essi diventano infatti musica, cavalcando il tema dei temi, l’amore – seppur spesso vissuto come una dannazione –, sotto ogni sfumatura, ogni anelito.

“Afferra la gola

e spingi la zanna crudele

nell’altro fino al cuore

fremo…

Conducimi all’eterna

tua tenera tenebra.”

È un assillo che non trova requie, se non temporanea, quello che guida la poesia dell’autrice, stremata dalla fatica della ricerca continua, per far sì che non si spenga “ogni immoto tremulo desio”.

Tra richiami alla mitologia, al classicismo e al sacro, in Spezzata in versi emerge una presenza costante – o meglio, una assenza, ché le due sensazioni spesso convergono –, un soggetto, umano o celeste, cui l’anima in pena si rivolge; un desiderio però sovente sordo dinanzi le suppliche – “urlo che singhiozza dentro al petto” –, sazio dinanzi la fame, dissetato dinanzi la sete.

La sinfonia composta da Angela Varì prosegue – adagio, minuetto – nelle pagine del volume, e culmina in un finale di speranza, reboante, di un ritorno, a ieri, a domani, a qualcosa che possa ricomporre i pezzi:

“Ho un augurio strozzato,

qui,

nel cuore.

Sanguina amore.”

Antonio Pagliuso