Recensioni: “Il mestiere dello scrittore” di John Gardner

Come si diventa scrittore? Difficile dare una risposta, ma John Gardner ci provò. Ritorna in libreria per i tipi di Marietti Il mestiere dello scrittore, un vademecum per apprendisti scrittori imperniato sulle parole fiducia e gratitudine.

Arricchito dall’introduzione d’eccezione di Raymond Carver, la casa editrice Marietti pubblica Il mestiere dello scrittore, il saggio dello scrittore e insegnante John Gardner, pubblicato postumo nel 1983, su come diventare uno scrittore di successo.

Principale destinatario del volume, scrisse John Gardner (1933-1982), “è un romanziere esordiente estremamente serio, che vuole sentirsi dire la dura […] verità nel suo stesso interesse”. Un profilo forse ancora diffuso negli anni settanta-ottanta, ma divenuto decisamente merce rara nel nostro tempo in cui a scrivere o, meglio, a pubblicare libri col proprio nome sul piatto è chiunque: giornalisti, cabarettisti, calciatori, virologi.

Oggigiorno sono in pochi quelli ad avere velleità – opportune – di diventare uno scrittore e di questo risente la qualità della produzione letteraria, probabilmente mai così bassa e così ingiusta verso chi, comunque pochi, è ancora capace di creare quel mondo narrativo cui il lettore finisce per appartenere, dote che ne attesta l’essere scrittore.

Come diventare scrittore

L’autore del saggio, morto a soli quarantanove anni a seguito di un incidente in motocicletta, si batteva per “i valori e l’arte” dello scrittore, scrisse Carver – che nel 1958 seguì un corso di scrittura tenuto proprio da Gardner alla Chico State College –, perché diventare scrittore è possibile anche per vie fortuite, ma continuare a esserlo, a viverci, è la parte realmente difficile.

Gardner riporta aneddoti riguardanti grandi e piccoli scrittori, dimostra quanto il talento non si possa insegnare, ma che è necessario un lavoro costante, “impratichirsi” col tempo e con perseveranza.

“Non scrivo per chi desidera essere pubblicato a ogni costo, ma per coloro i quali desiderano la pubblicazione di un’opera di cui essere fieri – una narrativa seria, onesta, quel genere di romanzo che i lettori troveranno piacevole leggere e rileggere, il genere di narrativa che probabilmente rimarrà.”

Scrivere per pubblicare o pubblicare per scrivere?

Sezione intrigante del libro è quella titolata “Pubblicazione e sopravvivenza” in cui l’autore evidenziò la brama – lecita o comunque naturale – che i giovani scrittori hanno di vedere pubblicati propri lavori. Lo fanno soprattutto perché alla ricerca di sicurezza in loro stessi, condizione necessaria per scrivere bene.

Cosa succede se invece l’autore in erba vede rifiutarsi tutti gli scritti che spedisce? Oppure se gli editor lo intimano a revisionare una, due, tre, quattro volte il lavoro inviato? John Gardner si concentrò sui rapporti tra autori, case editrici e editor, tra autori e colleghi, ma anche tra autori e agenti letterari, figure quasi indispensabili per chi è alle prime armi, ché sovente riescono a invertire le sorti di uno scrittore grazie alle loro esperienza e conoscenza dell’ambiente.

Vivere scrivendo, ma alle spalle di chi ci vuole bene

E una volta esser divenuto uno scrittore, aver raggiunto lo status, è possibile vivere di sola scrittura? Gardner non ci tratteggiò scenari incantati, ma ci mise in guardia ammettendo quanto l’impresa sia dura: “Può darsi che, su mille romanzieri seri, uno riesca un giorno a mantenersi con la sua arte”.

Ci avvertì comunque dei rischi di intraprendere, al fine di mettere assieme il pranzo con la cena, un altro lavoro, come il giornalista, l’insegnante, il postino, più o meno “nocivi per lo scrivere”. La scelta migliore, al netto che un autore non sia ricco di famiglia, sarebbe quella di “vivere alle spalle del coniuge”, di legarsi sentimentalmente a qualcuno che sia orgoglioso e tragga soddisfazione dal mantenere un artista. Una “strategia di sopravvivenza” discutibile, ardimentosa, comunque curiosa e presumibilmente anche efficace.

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Senza vanagloria e presunzione di insegnare niente a nessuno, Il mestiere dello scrittore è un vademecum per apprendisti scrittori, per chi concepisce l’atto dello scrivere come mestiere, un’opera sana, pulita e incoraggiante, distante – come scrive il poeta Davide Rondoni nella premessa – da quelle astuzie intellettualoidi e “lingue cosparse di risentimenti” che spesso albergano in lavori di questo genere.

Antonio Pagliuso